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21st Century Schizoid Man – King Crimson

Album: In the Court of the Crimson King (1969).

L’album che si apriva con questa canzone rappresenta per molti la nascita del movimento progressive (i temi sono stati ripresi da tanti gruppi progressive, a cominciare dai Genesis) ma definirlo solo come pietra miliare è sicuramente riduttivo.

Il Re Cremisi, per chi non ne fosse a conoscenza, altro non era che Federico II di Svevia, il primo uomo moderno, il nemico della Chiesa (non per niente fu proprio quest’ultima a trovargli quell’affettuoso soprannome dal sapore mefistofelico).
La fusione sinergica fra musica e testi raggiunge in questo disco dei livelli sublimi.
La contrapposizione fra un passato di armonia e felicità perduta (ma non era tanto vero visti gli esperimenti che l’uomo “moderno” si dilettava a compiere…), ripresa poi dai Genesis di Time Table, e la dissoluzione e l’assenza di valori dei nostri tempi è in continua evidenza sia a livello musicale che a livello dei testi.

Volete scoprire qualche informazioni in più su questo album? Abbiamo una sezione dedicata con foto e curiosità sulla copertina, una delle più famose di sempre.

Questo brano di apertura dell’album è il più conosciuto della band, dura più di sette minuti; la parte centrale, interamente strumentale, è sottotitolata Mirrors; fu l’ultima in ordine di tempo ad essere incisa e fu registrata in diretta in una sola take, ad eccezione della voce e di due linee, rispettivamente di chitarra e sax, un fatto notevole se si considera la sua complessità.

Una delle caratteristiche peculiari di questo brano è l’effetto che Greg Lake applica alla sua voce, urlata e molto distorta. Il testo, scritto da Peter Sinfield, contiene una successione di metafore; si nota una forte critica agli Stati Uniti, rappresentati dall’uomo schizoide del ventunesimo secolo, e alla guerra in Vietnam, con le frasi «Innocents raped with napalm fire» (“Innocenti violentati con il fuoco del napalm”) o «Politicians’ funeral pyre» (“Pira funeraria dei politicanti”).

Dopo circa trenta secondi di silenzio, al momento dell’introduzione, la musica, misto tra jazz e hard rock, è selvaggia ma controllata, tra break e riff di chitarra. Gli strappi e le distorsioni ritraggono in modo compiutamente apocalittico gli orrori della guerra del Vietnam, proiettandola in un futuro senza speranze, con un finale cacofonico.

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