Mio Dio. Quanto ho aspettato A Sangue Freddo (ormai 10 anni fa). Per poi restare, in qualche modo, deluso.
Da un’idea e molto più di B.S.
È vero, perché dal secondo lavoro de Il Teatro degli Orrori ci si sarebbe aspettati un bel pugno sullo zigomo destro e un bel po’ di sangue a bagnare l’Eskimo. Invece mi ritrovai con A Sangue Freddo, un disco intimo, socialmente ed eticamente straimpegnato; e amore, tanto amore racchiuso nel taschino di un completo da cameriere.
Insomma, non ero mica pronto a questo tuffo all’indietro. I riff di basso del buon Giulio Favero lasciarono spazio alle tastiere, ai piani e ai moog; Gionata Mirai virò verso ritmiche più “Italianizzate” a dispetto del primo lavoro, che aveva un sapore, e forse si affacciava anche, ad un pubblico internazionale.
L’unico a non voler cambiare sembrò essere Francesco Valente, che ci regalò i suoi vorticosi fill di batteria in Die Zeit, vetta indiscussa, a parere del sottoscritto, dell’intero disco. Ma A Sangue Freddo fu altro. Tra i “migliori 100 dischi Italiani” disse Rolling Stones Italia. Ed è assolutamente vero. Un bellissimo disco di Rock Italiano che come sempre amò parlare di denuncia, questa volta abbracciando Ken Saro-Wiwa, amò citare Majakovskij e celebrare il Santissimo Cristo.
Nessuno potrà mai dire che A Sangue Freddo fu (ed è) un disco “brutto”. Capovilla in stesura fu in uno stato di grazia e tutta la band superò la prova più difficile, del secondo lavoro, a mani basse. Ma questo volta a portarci in giro non ci sarebbe stato nessun carro armato di rock, il giro lo si sarebbe fatto nelle campagne vicentine su una Fiat super accessoriata…tanto quello che conta è il viaggio no?!?
P.s. Capovilla (o forse Gionata Mirai) si concessero una citazione di qualità, forse per comunicarci i loro ascolti o per lasciare intendere le loro ispirazioni, ma Mai dire mai, 4° brano in ordine del disco, inizia esattamente con Nub de i The Jesus Lizard.. Valli a capire sti artisti!!

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