Chi sono i The National?
I The National sono soltanto il mio gruppo preferito, nonché uno dei migliori della scena indie rock per me.
(Quasi) nessuno conosce li conosce, eppure i loro concerti sono perennemente sold out. Hanno vinto un Grammy Award per il miglior album di musica alternative nel 2018, dopo l’uscita di Sleep Well Beast, che non è neppure uno dei loro lavori migliori.
Le tournée dei The National fanno il giro del mondo, così come le emozioni che trasmettono. Musicisti spettacolari, voce baritonale da brivido.
Sono bravi, bravi davvero. E maledettamente sottovalutati. Ma forse sono io ad essere di parte, perché perdutamente innamorata della loro musica.
I The National hanno scritto una canzone: Pink Rabbits, tratta dal loro album Trouble will find me del 2013.
Premetto che amo davvero tutte le loro canzoni, ma credo che una poesia come “Pink Rabbits” abbia qualcosa in più.
Una ballad romantica e nostalgica, che suona come uno stream of consciousness e nella quale mi sono subito ritrovata, sia nella melodia che nel testo. Uno di quelli che definisco “colpi di fulmine musicali”.
Ma prima di andare avanti vi invito a rilassarvi, concentrarvi e, testo alla mano, godervi questo capolavoro dei The National.
Non so voi, ma a me dà un senso di dolce torpore e di lieve vaghezza: la stessa che si prova dopo un bicchiere di troppo, quando si è leggermente brilli ma non per forza prossimi alla colossale sbronza.
Che il titolo giochi il suo ruolo?
In effetti, Pink Rabbits è anche il nome di un cocktail, che a quanto pare esiste davvero, con tanto di ricetta! Ammetto che inizialmente pensavo fosse il nome di uno sconosciuto vino americano..
Cosa contiene un Pink Rabbits?
Tequila, latte alla fragola e Kahlua.
Interessante, no?
La ricetta ha molteplici varianti: alcune hanno il gin al posto della tequila, altre ancora prevedono gin, vermouth e roobois, come proposto dal barman di Atlanta Paul Calvert.
Insomma, il Pink Rabbits sembra davvero essere un cocktail dalle mille sfaccettature ed interpretazioni. Proprio come la musica dei The National: complessa, enigmatica, piena di sfumature. È proprio ciò che amo della loro musica: non sfocia mai nella banalità, nel mainstream.
Vediamo ora il testo: che significato possiamo dare a questo brano? Cosa ci trasmette?
E anche qui, libero spazio all’interpretazione.
Il pianoforte, la voce grave e leggera, la musica lenta, in crescendo, ed infine questa immagine accasciata su di una poltrona mentre beve Pink Rabbits.
Tutto mi fa pensare ad un breakup: il monologo immaginario di un’amante dopo una separazione, che appare rassegnata alla fine della sua relazione ma al contempo nostalgica, con delle speranze. Le stesse che tutti noi, più o meno, abbiamo dopo la fine di una storia d’amore che proprio non riusciamo ad accettare.
Lei si mostra forte, pronta a curarsi da sola le ferite di quell’amore finito, ma allo stesso tempo si chiede se lui stia ancora pensando a lei.
Lei (o perché no, lui) è una persona forte, ma consapevole del dolore dell’abbandono e di ciò che comporta: “It wasn’t like a rain, it was more like a sea, I didn’t ask for this pain it just came over me”.
Il dolore è forte, ma l’altro, come spesso succede dopo un breakup, non sembra rendersene conto. Parole del tipo “Ce la farai anche senza di me – troverai di meglio – vedrai che non sarà così doloroso“.
I The National non potevano descrivere meglio la sofferenza legata ad un amore finito:
You didn’t see me I was falling apart
I was a white girl in a crowd of white girls in a park
You didn’t see me I was falling apart
I was a television version of a person with a broken heart
You said it would be painless
The needle in the dark
You said it would be painless
It wasn’t that at all.
Ecco, sto scrivendo ed ho i brividi.
Questo brano mi fa sempre lo stesso effetto, nonostante io lo ascolti in loop ogni santo giorno.
Chissà se un Pink Rabbits ghiacciato mi farà mai lo stesso effetto. Ora non so dirvelo, non l’ho mai visto nel menù di nessun bar! O semplicemente non ho fatto attenzione, forse perché ancora non conoscevo questo capolavoro di canzone.
In ogni caso sono curiosa di assaggiarlo, di scoprire questo sapore del tutto nuovo.
Magari starò a sorseggiarlo su una fainting chair, ascoltando Pink Rabbits dei The National e pensando, chissà, a qualcuno di molto speciale, ma che invece sarà ancora al mio fianco.

Casertana d’origine, expat per scelta. Biologa, cantante per diletto, animale notturno concerto-dipendente e frequentatrice compulsiva di aeroporti.