Nonostante il marketing efferato di questi giorni sul profilo social di Franco 126, Blue Jeans non si presenta come una canzone commerciale ma, anzi, riesce a scollarsi dalla banalità per traghettare il cantautore romano verso un sound nuovo ed originale.
Calcutta e Franco 126 con la loro Blue Jeans hanno creato altissime aspettative nei fan che, probabilmente, si aspettavano un singolo nazional popolare: orecchiabile, pop e acchiappalike.
Blue Jeans invece, smentisce ogni aspettativa, regalandoci un racconto malinconico dalle intense sfumature. La produzione di Ceri adatta le chitarre sintetizzate di Giorgio Poi, la voce calda e roca di Franco 126 e Calcutta che, con il suo tono tipicamente nostalgico e straziante, accompagna il cantautore romano senza mai rubargli la scena. Una ritmica minimale, una melodia chiusa, e ad un primo ascolto ostica, lasciano spazio al flow narrativo, cavallo di battaglia di Blue Jeans.
Oggi me ne sto da solo e sto per conto mio
Forse era un po’ meglio prima, ero un po’ meglio anch’io
Vado in strade senza meta come un senza Dio
Quel sorriso a mezza bocca sapeva di addio
Un testo cesellato nella pietra pomice che rimanda alle emozioni nostalgiche suscitate già da Stanza Singola e Polaroid. Questa volta però, Franco 126 racconta il tramonto di un amore finito, il tradimento e il senso di abbandono, rimescolando in salsa moderna la grande tradizione degli stornelli romani.
Un senso di vuoto, quindi, raccontato dalla voce di un poeta postmoderno che ha la grande capacità di imparare le lezioni del maestro (Carl Brave), per poi andare oltre, ridisegnando nuovi orizzonti musicali. Calcutta invece, mostra un lato più delicato, meno cantautoriale e più melodico, apparso per la prima volta nella scrittura di Piovesse il tuo nome (featuring Elisa).
Il cantautore di Latina segue il mood nostalgico dell’intera canzone, planando con leggerezza anche sul ritornello che sembra non aprirsi mai, come una rosa non ancora matura. Forse Franchino e Calcutta hanno capito che per arrivare ai cuori delle persone non sempre servono hit radiofoniche con ritornelli sguaiati, a volte, infatti, basta saper raccontare il proprio dolore senza filtri o patine glamour.