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Disordine: breve immersione in bianco e nero nella musica dei Joy Division

“La tua confusione, la mia illusione” è forse una delle frasi che meglio rappresenta il mondo cupo e tormentato di Ian Curtis, voce di una delle band che maggiormente hanno influenzato la new wave e tutto il mondo della musica alternativa moderna.

I Joy Division nascono nel 1977 a Salford, la prima formazione della band vedeva: Bernard Sumner alla chitarra, Peter Hook al basso e Terry Manson alla batteria. In seguito fu accolto nella band Ian Curtis, che da tempo era infatuato dal sound dei suoi futuri compagni di vita.

Ian Curtis, scriveva da tempo poesie contenenti versi nebulosi, e al contempo tetri. Tutto il disagio, il dolore, la rabbia di un giovane ragazzo poco più che maggiorenne raccontati con una poetica prematura ed elegantemente cupa.

I membri della band rimasero colpiti dalla scrittura e dalla voce del giovane Ian. Il primo brano pubblicato dalla band At Later Date, vide la cupa luce nel 1977. Da quel momento in poi il connubio tra atmosfere musicali Dark e la poetica di Curtis divenne un timbro grigio nella composizione della band Inglese.

Chiedo scusa se immetto spesso colori come aggettivi, ma se provate a chiudere gli occhi, ascoltando uno dei loro brani, il mondo intorno a voi, si presenterà in un meraviglioso bianco e nero, sfumato da una sottile nebbia di fondo. Credo che a volte bisogna anche lasciarsi cullare dalla propria malinconia.

Dopo aver inciso, sempre nel 1977 An Ideal For Living, contenente 4 brani, nel 1978 quando la band era ormai lanciata in una vertiginosa ascesa, all’Hope and Anchor Pub di Londra, Ian Curtis venne colpito dalla sua prima crisi epilettica.

Le crisi, lo avrebbero perseguitato per tutta la vita. Spesso i Joy Division dovettero interrompere i propri concerti a causa della condizione di Curtis. “Il Grande Male” così definito nei propri diari, fu per lui un tormento, che però venne accolto ed abbracciato nelle movenze frenetiche adottate nei live della band. Quella danza tarantulare, in principio, non era altro che un modo per mascherare l’imminente crisi epilettica.

Nel 1979, i Joy Division incidono l’album che riserverà loro un angolo di paradiso eterno: Unknown Pleasures. L’album venne accolto positivamente dalla critica e le vendite furono buone. Il gruppo partì in tour assieme ai Buzzcocks, e si esibì in alcune delle maggiori città europee.

Di Unknown Pleasure, non dirò nulla. Determinati album ti obbligano, quasi, ad essere ascoltati nella più totale solitudine, o forse nella peggiore compagnia possibile: tu, solo con te.

L’amore ci farà nuovamente a pezzi

La crisi matrimoniale, le sempre più frequenti crisi epilettiche di Ian Curtis, segnarono irrimediabilmente la psiche del ragazzo. Dopo il tour europeo, difatti, si chiuse in camera con una bottiglia di Pernord, una Bibbia ed un coltello, con il quale incise le pagine dell’Apocalisse di San Giovanni.

Successivamente tentò nuovamente il suicidio, ingerendo svariate dosi di Fenorbital, lasciando un biglietto con su scritto: “Addio”. Fu la moglie a salvarlo per l’ennesima volta.

Ian Curtis, morì impiccandosi la mattina del 18 maggio 1980. Aveva solo 23 anni. Quel giorno se ne andò via una delle anime più pure e candide del panorama musicale mondiale.

Quando attraverserà, l’ultimo vecchio ponte, ai suicidi dirà, baciandoli alla fronte: venite in Paradiso, la dove vado anch’io, perché non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio.
(Preghiera In Gennaio-Fabrizio De André)

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