Emis Killa e Jake La Furia insieme per l’album 17: quando l’amicizia riporta a rappare.
Emis Killa e Jake La Furia collaborano per il loro primo album insieme, intitolato 17. La notizia ha destato particolare stupore in quanto Jake era sparito dalla scena rap ormai da anni, preferendo altri generi più redditizi (pop/reggaeton). Francesco (vero nome di Jake La Furia) ha ripreso in mano il microfono per tornare a rappare solo grazie a Emis e all’amicizia che li lega:
Siamo amici, innanzitutto. Vedo Jake un po’ come uno dei padri del rap italiano, mentre io mi sento un fratello maggiore per chi è venuto dopo di me. Sono esploso presto, ho iniziato da giovanissimo e ho bruciato, credo meritatamente, le tappe, ma mi accorgo che comunque guardano a me e a Jake in maniera diversa. Io sono uno di loro, Jake quello che ha insegnato il mestiere a tutti, me compreso.
Queste le parole di Emis in un’intervista al magazine GQ.
Non servono presentazioni per i due rapper, anche perché, se non sapete chi sono, avete sbagliato articolo. Potete comunque rimediare a questa enorme mancanza andando a leggere i nostri vecchi articoli su di loro (quello su Emis con Geolier e quello di Jake su Soldi Dall’Inferno).
Il titolo dell’album ha, per i due artisti, un significato così particolare, che entrambi si sono tatuati il numero 17 sulla guancia. Jake ha dichiarato:
Perché io ho due figli ed Emis una, tutti e tre sono nati il giorno 17. Ci siamo fatti un tatuaggio celebrativo con il numero sul volto e quando abbiamo iniziato a collaborare al disco, è venuto naturale chiamarlo così. Con questo album, siamo tornati alle sonorità che ci hanno visto partire, molto rap. Tanti gli amici che hanno collaborato con noi, tra cui Salmo e Fabri Fibra. Siamo soddisfatti perché sta avendo ottimi risultati, vuol dire che era il momento di farlo.
17 non è la prima opera scritta a quattro mani dai due artisti (vedansi Qualcuno, Di tutti i colori, Fuoco e Benzina, Brutte abitudini…) ma è stata colta come l’occasione per unire nuove e vecchie leve (nel progetto troviamo Fabri Fibra, Lazza, Salmo, Massimo Pericolo, Tedua…). Il risultato è un album dalle sonorità poco mainstream, con risultati in classifica da disco pop.
Il rap nudo e crudo è tornato… e piace molto!
Il singolo Medaglia
Come in Malandrino, primo singolo estratto dall’album 17, anche in Medaglia i due rapper lombardi parlano di vita di strada, difficoltà, pericoli e droga. Fra tutti i singoli, Medaglia è quello che sicuramente ha le sonorità più pop. I sogni che spingono ognuno di noi a combattere ogni giorno sono al centro del brano:
La faccia è l’unica cosa di me che cambia
E questa strada ha il valore di una medaglia
Perché la mia benzina non saranno i soldi mai
Ho sogni così grandi che se dormi non li fai
Se un sogno non ti spaventa non è grande abbastanza
Per questo pensavo in grande da quella stanza
E puntavo alle stelle come la Nasa
Ma senza i radar
Senza nemmeno un piano B per poi tornare a casa
Prima dei fatti l’ho fatto con il pensiero
Sognavo soldi e successo finché un giorno è successo davvero
Il non arrendersi mai è il mindset dei due artisti:
Fra è la mia fede che mi apre tutte le porte
Tu prova
E se non succede riprova e sogna più forte
La vita è un viaggio chi è nato sopra un’astronave e si gode il paesaggio
E chi sta ancora in strada in cerca di un passaggio
Io all’arrembaggio su una zattera senza equipaggio
Ho agito con la forza sulla vita e l’ho presa in ostaggio
Sono la prova vivente che a fare il vincitore
In conclusione, Medaglia è un buon pezzo, a metà strada tra il rap classico e il mondo pop, che punta a toccare l’ascoltatore sul tema della forza di volontà e sul non arrendersi mai davanti alle difficoltà, anche quando tutti ti danno per pazzo.
Sopra ad un tram senza il biglietto auricolare nell’orecchio
In quel cassetto quanti sogni avevo
Guardai il futuro nello specchio e giuro aveva un brutto aspetto fra
Ma io qualcosa ci vedevo
Se è vero che anche l’erba calpestata diventa un sentiero
Io proseguo e non mi guardo indietro
Dicevano “sei pazzo” e forse un po’ era vero
Grazie al cielo che ero pazzo e quindi ci credevo