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Exile: quando Taylor Swift e Bon Iver fanno scintille

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Cosa ci fanno insieme la country girl Taylor Swift, i Bon Iver e Aaron Dessner, membro dei miei adorati The National? Non hanno apparentemente nulla in comune ma, mescolando stili ed esperienze, insieme hanno fatto scintille, creando un brano sorprendente dal titolo Exile. 

Il bello della musica è che può essere un vero e proprio cocktail di stili e di contaminazioni senza etichetta alcuna. La musica è una persona open-minded e questa splendida creatura chiamata Exile ne è la prova schiacciante. Una ventata di malinconica freschezza in un rovente serata di luglio, che mi ha fatta innamorare al primo ascolto.

Exile e il suo album Folklore: la genesi 

Exile non è il solo gioiello nato dal trio Taylor Swift – Bon Iver – Dessner. Il brano è infatti parte di Folklore, ottavo album in studio della Swift pubblicato, a sorpresa, il 24 luglio di quest’anno.

La particolarità di Folklore è che è stato interamente scritto e registrato nel periodo di lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19. Un ennesimo esempio di isolamento come occasione per riflettere, produrre e reinventarsi.

Taylor Swift ha contattato Aaron Dessner e Bon Iver, suoi “eroi musicali”, per la produzione di Exile nonché delle altre tracce dell’album, realizzando un’opera completamente diversa dalle precedenti della Swift: un album fatto di “capricci, sogni, paure e riflessioni, malinconico e pieno di evasione”. Sentimenti e debolezze che, chi più chi meno, ogni essere umano ha provato durante questo difficile periodo.

Folklore è un’opera introspettiva, dalla disarmante umanità che arriva dritta al cuore dell’ascoltatore. Un cambio di stile della Swift che apprezziamo e non poco!

Exile, il brano: un disperato romantico indie 

In Exile ricorre il tema del breakup, qui trattato con una sensibilità disarmante. Non è la solita canzone d’amore strappalacrime su una storia ormai finita: Exile di Swift-Bon Iver ci conduce passo dopo passo nel dolore che provoca la fine di un amore, in maniera lenta e discreta, ma arrivando a toccare i lati più intimi di questo sentimento.

Più che farci scoppiare in un pianto, Exile ci fa riflettere dal profondo sul dolore del breakup, provocando una furtiva e intensa lacrima che sfugge dalle palpebre chiuse.

Perché sì, Exile merita un ascolto a occhi chiusi, come in una meditazione. 

Exile suona come una conversazione sofferta tra una coppia ormai in separazione. Il contrasto di voci tra Taylor Swift e Justin Vernon dei Bon Iver mette ancor più in risalto l’intensità di tale dialogo in cui ognuno, nel dolore, cerca di far valere le proprie ragioni:

All this time I never learned to read your mind (Never learned to read my mind)
I couldn’t turn things around (You never turned things around)
‘Cause you never gave a warning sign (I gave so many signs)
So many signs, so many signs (You didn’t even see the signs)

Da queste parole traspare soprattutto una mancanza di dialogo nella relazione: ci si accusa di non sapersi leggere nel pensiero, di non captare o non riuscire a mandare i segnali di allarme trasmessi in sordina dall’altro. Tutti fraintendimenti, insomma, che si sarebbero risolti con un dialogo a cuore aperto e capace, forse, di salvare questo amore ormai finito.

Su un punto però la coppia è d’accordo: il loro amore era una come una patria da difendere e, ora che non ha più nulla per cui lottare, entrambi sono destinati all’esilio, da cui il titolo Exile. 

Una metafora stupendamente poetica.

I think I’ve seen this film before
And I didn’t like the ending
You’re not my homeland anymore
So what am I defendin’ now?
You were my town
Now I’m in exile seein’ you out
I think I’ve seen this film before

Sul pianoforte che domina la melodia c’è chiaramente lo zampino di Aaron Dessner, che mostra la sua essenza soprattutto in Cardigan, altro brano contenuto in Folklore e il cui pianoforte rievoca Light Years dei The National. Anche l’impronta indie folk dei Bon Iver è molto forte in Exile come in tutto il resto di Folklore, contribuendo pienamente al rinnovo di stile della Swift. 

La stessa Taylor Swift ha dichiarato come, durante l’isolamento, la sua immaginazione si sia scatenata dando vita a una raccolta di canzoni e storie che scorrono come un flusso di coscienza. Ogni brano è come una fotografia in un album, che scorre veloce come le storie che le foto si portano dietro.

In un periodo di incertezza e di progetti rimandati, Taylor Swift ha deciso di lasciarsi andare alla spontaneità, pubblicando questo eccellente lavoro fuori programma. È l’ennesima dimostrazione che dall’incertezza possono nascere le più belle cose e che non esiste il “momento migliore” per fare ciò che si ama, perché il momento migliore è adesso.

Taylor Swift lo ha capito e ha colto l’attimo, offrendoci un magnifico regalo. 

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