Tre settimane fa ho avuto l’occasione di assistere al concerto di uno dei più grandi esponenti della musica balcanica: Goran Bregović. Il live si è svolto al Cabaret Sauvage, un locale parigino molto particolare. Se volete saperne di più, leggete fino in fondo!
Prima di assistere al concerto di Goran Bregović, non sapevo molto di quest’artista. Conoscevo alcune canzoni, ma non le avevo mai ascoltate con particolare attenzione. Dopo il suo live del 22 novembre al Cabaret Sauvage, la mia opinione è cambiata in maniera radicale: mai mi sarei immaginata una performance così esplosiva! Voi lo conoscete? Se la risposta è no, non preoccupatevi! Vi aiuterò io a scoprire chi è.
Chi è Goran Bregović?
Goran, nato a Sarajevo nel 1950 da madre serba e padre croato, inizia a lavorare con la musica da adolescente. Come riassumere 50 anni di carriera in poche righe? Sono in difficoltà, lo ammetto. Se siete d’accordo, lascerò che si racconti da solo attraverso la sua musica. Iniziamo!
La prima canzone che vi propongo appartiene al gruppo rock Bijelo Dugme (White Button), di cui è stato membro per quindici anni.
Dopo questa prima fase da rockstar, in cui è diventato l’idolo dei teenager dell’ex-jugoslavia, l’artista intraprende una nuova strada: alla fine degli anni ’80 il gruppo si scioglie e Goran inizia a lavorare per il cinema componendo colonne sonore, un’attività che lo renderà popolare in tutta Europa.
La collaborazione più fruttuosa è quella con Emir Kusturica, che gli affida il compito di realizzare le musiche di alcuni suoni film, tra cui Il Tempo dei Gitani e Arizona Dream. La colonna sonora di quest’ultimo film, Death in the car, è cantata da Iggy Pop.
Dopo varie collaborazioni con altri cineasti e registri teatrali, l’artista ricomincia a dedicarsi alla musica dal vivo. Così, ancora oggi, lo vediamo sul palco con la seconda band da lui fondata, Orchestra per i Matrimoni e Funerali. La sua musica attuale è frutto di tantissime influenze: le sue origini, le sue collaborazioni con musicisti di culture diverse e le città in cui ha vissuto. Ecco una delle mie canzoni preferite:
La performance al Cabaret Sauvage
Il concerto al Cabaret Sauvage è stato davvero elettrizzante. Nonostante conoscessi pochissime canzoni, non è stato difficile entrare nel mood della serata. La gente intorno a me ballava, cantava e beveva allegramente – insomma, era impossibile non farsi contagiare da tutto questo entusiasmo. Il pubblico era così scatenato che, a un certo punto, è quasi scoppiata una rissa (bloccata sul nascere). Oltre alle canzoni dell’ultimo album, Tre lettere da Sarajevo, Goran e la sua band hanno suonato anche alcuni dei più importanti successi della carriera dell’artista (vedi sopra). Tra gli ultimi pezzi, una versione balcanica di Bella Ciao, molto apprezzata dal pubblico.
Il locale
Anche la sala ha contribuito a rendere la serata speciale. Situato nel cuore del Parc de la Villette, nel 19° arrondissement, il Cabaret Sauvage è un locale dalla struttura atipica, che richiama molto quella di un circo. Al suo interno ospita un palco che si affaccia su una pista di forma circolare e una serie di tavoli e panche che percorrono tutto il perimetro della sala. Insomma, la sua struttura è ideale per qualsiasi tipo di evento: concerti live intimi o scatenati, after party, cabaret e spettacoli circensi.
Info pratiche sul locale:
Luogo, atmosfera, mood: il locale è nuovo e accogliente. Il rosso, colore dominante della sala, accentua ancora di più questo aspetto e immerge gli ospiti in un mondo fantastico. Le persone che, come me, non riescono a stare in piedi per più di mezz’ora avranno forse qualche difficoltà (e dolori alle gambe il giorno successivo – sì, ho il fisico di una vecchietta). Per i tavoli del locale vale la regola “chi primo arriva, meglio alloggia“, perciò è quasi impossibile trovare posti liberi. La terrazza esterna è stata la mia salvezza.
Costo drink: una birra media costa circa 7 euro.
Costo ingresso: dipende dal tipo di evento.
Dove si trova: al numero 59 di Boulevard Macdonald