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Il lockdown secondo Morrissey

Steven Patrick Morrissey: ex voce dei The Smiths nota non solo per le sue canzoni, ma anche per la sua controversa personalità. Tra idee politiche, accuse di razzismo e veganismo come regola di vita, l’artista ha sempre fatto parlare molto di sé. E potrebbe farlo anche durante questo lungo lockdown globale.

Un tratto distintivo di Morrissey, che emerge chiaramente dai suoi complessi e poetici testi, è sicuramente la ricerca della solitudine, che lo accompagna sin dall’infanzia. L’artista ha sempre dichiarato di essere stato un ragazzino solitario per scelta, che preferiva la compagnia di libri, poesie e musica alla vita mondana degli adolescenti. Il giovane Morrissey non ha mai incontrato persone per il piacere di farlo, poteva passare tre settimane chiuso in casa senza alcun problema: una vera e propria quarantena volontaria, indipendente da qualunque emergenza sanitaria. Per Morrissey, il lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19 non sarà stato un problema. Dopotutto, il confinamento lui lo applica da una vita!

lockdown Morrissey
The Smiths

Questo gusto per la solitudine è talmente proprio all’artista che molti suoi testi sembrano quasi premonitori, descrivendo situazioni e sentimenti che molti stanno provando in questo periodo (o almeno coloro che amano la vita sociale). Le ascolto e penso: “Quel genio di Morrissey aveva previsto tutto!” Pensiamoci un attimo: se ogni fase del lockdown fosse una canzone di Morrissey o degli Smiths, quale sarebbe? Io ho provato a immaginarlo!

Il giorno prima del lockdown: Panic

“There’s panic on the streets of Carlisle, Dublin, Dundee, Humberside… “

Svariate città sono nominate in questo brano molto eloquente, ma potrebbero essere rimpiazzate con Roma, Milano, Parigi ecc.. Il senso resterebbe lo stesso.

Una canzone del genere riassume alla perfezione lo stato d’animo di una città o, perché no, di un’intera nazione, di fronte a una pandemia e al lockdown che ne consegue: coprifuoco, obbligo di mascherina, code chilometriche al supermercato, una corsa contro il tempo per accaparrarsi l’ultimo panetto di lievito di birra… che scenari da panico! 

E c’è un verso ancora più emblematico: “I wonder to myself could life ever be sane again?”. Bella domanda, caro Morrissey! Visti gli scenari drammatici che il Covid-19 lascerà in eredità, tra distanze di sicurezza, divieti di balneazione e mascherine , c’è davvero da chiedersi se la vita tornerà mai a essere quella di prima!

Lockdown giorno 1: Spent the day in bed

Primo giorno chiusi in casa: il frigo è pieno, quindi non si ha la scusa per uscire a far la spesa. Le palestre sono chiuse e non si può nemmeno andare a correre. Il capo non si è ancora organizzato per lo smartworking (o non ci è possibile lavorare da casa)… cosa ci resta da fare?

Ci sarebbe un casino da fare, ma la quarantena sarà lunga e di tempo ce ne sarà in abbondanza. Nel dubbio, quindi, c’è chi preferisce crogiolarsi nella propria pigrizia e passare la giornata in pigiama: Netflix, telefonate, libri e fumetti, il tutto comodamente sotto le lenzuola.

Il primo giorno di lockdown, può succedere di sentirsi spaesati e di non avere idea di come passare la giornata, per questo qualcuno di noi avrà preferito passarla a letto, in attesa di abituarsi all’idea, magari seguendo il sacrosanto consiglio del signor Morrissey:

I recommend that you
Stop watching the news
Because the news contrives to frighten you

Che sia fase 1 o fase 2, a un certo punto la cosa ideale sarebbe spegnere internet e la TV e smetterla di farci martoriare da notizie continue e spesso controverse, aspettando il bollettino delle 18;00 neanche fosse il meteo. Molto meglio attenersi alle fonti ufficiali e, nel frattempo, starsene a letto in compagnia di un libro o di un buon film.

Lockdown giorno 10: Everyday is like Sunday

Sono già passati 10 giorni: è stata dura, ma siamo ancora tutti vivi.

C’è chi lavora più di prima pur lavorando da casa, magari con bambini a cui badare, quindi doppia fatica! C’è chi fa i turni, chi purtroppo non può lavorare da casa e chi può fare ben poco in smart working. Chi si improvvisa fornaio, pasticciere o chef stellato, e chi fa allenamento come mai nella sua vita. Insomma, ognuno cerca di abbattere la routine dei giorni di quarantena come meglio può, finché la creatività comincia a calare.

Ogni giorno sembra sempre uguale, immerso nel tran tran cucina-lavoro-spesa-pulizie-bricolage, al punto da non ricordarsi più nemmeno che giorno sia. Ed ecco che Everyday is like Sunday: casalingo, monotono, senza prospettive, silent and grey. Ogni giorno è un grande punto interrogativo su come sarà il nostro futuro, su cosa ci aspetta nel post-Covid, su quando arriverà quella ripresa tanto sperata.

A proposito, oggi che giorno è?

Lockdown giorno 30 & carenza d’affetto: Let me kiss you

Passa un mese: la mancanza d’aria si fa sentire, così come la carenza d’affetto. 

I più fortunati avranno passato la fase 1 del lockdown con i propri cari, in famiglia, o magari in coppia, vivendo le gioie e i dolori di una convivenza H24. Non tutti sono stati però così fortunati: c’è chi vive completamente solo, chi ha l’amore a pochi metri da casa ma non può vederlo/a e, “dulcis in fundo”,  chi vive una relazione a distanza .

Che piaccia o no la solitudine, la mancanza d’affetto è un sentimento comune in un periodo del genere, per alcuni talmente forte da contare i giorni in cui potranno dire “let me kiss you” al proprio lui/lei. Certo, tra mascherine obbligatorie e regole di distanziamento, anche un semplice bacio o un abbraccio sembrerà il più ambito dei regali, ma ci permetterà anche di apprezzare, una volta per tutte, l’importanza dei piccoli gesti. 

L’inizio della fase 2: There is a light that never goes out

Ci siamo, che la tanto attesa fase 2 abbia inizio.

Non sarà certo il Carnevale di Rio, ma ci permetterà se non altro di recuperare, gradualmente, la nostra libertà di movimento. Molti commerci riaprono e, con il tempo, riapriranno anche i bar e i ristoranti, e nelle città si ricomincerà a respirare un’aria diversa, che sa di vita.  Dopo due mesi di silenzio angosciante, è bellissimo poter uscire con un amico o magari con la propria metà e dirle “take me out tonight, take me anywhere, I don’t care”. 

Poco importa il posto, la compagnia, basta che ci sia gente e che ci sia vitalità. Dopo un lockdown del genere potrebbe finire l’era della serate complicate, in cui non si sa mai dove andare e con chi uscire. Da adesso in poi, l’importante sarà uscire, vedere gente e basta, ovviamente con la giusta compagnia e della buona musica a fare da padrona.

E se ce lo dice anche un lupo solitario come Morrissey, vale proprio la pena dargli retta! Il lockdown ci lascerà alle spalle tante emozioni: positive o negative che siano, meriteranno di essere raccontate e magari accompagnate dalla giusta colonna sonora.

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