«La sua forma suggerisce una tenda, e questo carattere è suggerito dalla musica. Le superfici convesse devono aiutare a diffondere il suono in ogni punto della sala»
Così esordisce l’architetto Hans Scharoun riferendosi all’incantevole Philharmonie di Berlino, da lui progettata a partire dal 1956 e inaugurata il 15 ottobre 1963 con l’esecuzione della nona sinfonia di Beethoven.
La sala da concerto venne realizzata nella Berlino Ovest, all’interno del maestoso centro culturale denominato Kulturforum, che oggi è sede della rinomata orchestra Berliner Philharmoniker.
La seconda guerra mondiale divise la città in due blocchi. Questa bipartizione spinge l’architetto Scharoun a progettare una Philharmonie dalle fattezze totalmente opposte all’antica Philharmonie di Berlino conosciuta prima della guerra, a causa della quale rimase sfregiata da numerose ferite e localizzata, dopo il 1961, nella parte est della città.
Al contrario della politica sovietica, il capitalismo occidentale vuole conferire una rinnovata libertà esplicitamente moderna e vivace all’edificio; quasi a ostentare al mondo intero il grado di civilizzazione dell’occidente. Proprio per questo motivo, alla vista della bellissima Philharmonie, non si può fare a meno che provare un sentimento di stupore, e di difficoltà nel definire una scala di preferenza tra le sue fattezze esteriori e interiori. Essa fu da subito considerato uno dei capolavori dell’intero Movimento Moderno.
Il Movimento Moderno – pensiero artistico dell’epoca – anela alla conglomerazione in un unico edificio del trinomio architettura-uomo-musica: Scharoun forgiò la struttura della Philharmonie di Berlino in modo tale da preservare la continuità tra l’architettura e la musica e potenziare le facoltà sonore dell’edificio, cercando di sfruttare al massimo la potenzialità sonora dell’edifizio e agevolare l’osmosi tra l’area del podio – in cui siede l’orchestra che elargisce suadenti note – ed i palchi – 2200 posti a sedere, da cui la musica viene ascoltata da un pubblico che si lascia strabiliare dalla magia acustica.
In che modo riesce ad agevolare l’osmosi? Situando il podio a centro della sala, affinché il pubblico possa accerchiarlo – a trecentosessanta gradi, come in un’anfiteatro – grazie alla presenza dei numerosi palchi posti tutt’intorno al podio in posizioni strategiche per la diffusione uniforme del suono.
Sparisce quindi la subordinazione dell’ascoltatore al direttore d’orchestra, che corona così quella necessità di civilizzazione e parità cercata dal Movimento Moderno.
A esigenze di natura acustica risponde anche la copertura, che fluttuando plasticamente nello spazio come se fosse una vela, garantisce deliziose prestazioni acustiche grazie alla stratificazione di tre superfici convesse che compenetrandosi assicurano un tempo di riverberazione di 2,2 secondi: perfetto per l’esecuzione di musica sinfonica. Infine, anche l’involucro esterno dell’edificio risponde all’esigenza di frantumare meglio i suoni e di adattarsi all’organizzazione pentagonale interna, configurandosi come un’aggregazione di pareti convesse dal profilo ondulato.
L’acustica perfetta non esiste? Provare la Philharmonie a Berlino per credere!
Dove si trova

Corrispondente estera di Radio RoMarti: ho sparso semi a Berlino, ora crescono radici underground. Ricercatrice e bioartista per la protezione dell’ambiente; Dub Master per passione; Nyabinghi per vocazione.