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L’esordio di Moci in un album tutt’altro che Morbido

La scorsa settimana è uscito il disco d’esordio di Moci, Morbido, secondo lavoro rilasciato dagli amici di Sbaglio Dischi, assieme a Carosello Records, dopo il disco d’esordio di Adelasia, 2021.

Per descriverlo in una parola sola userei il termine ‘complesso’. Nel senso che Moci non ha fatto un disco pop, non ha fatto un disco da scena romana: ha fatto un disco da Moci, e non potrei essere più contento, per lui e per Morbido.

Buttiamoci sul Morbido

Il disco ci abbraccia subito con quei singoli che abbiamo già ascoltato nel corso dell’estate, Pensieri bellissimi e Telegiornale, ricordandoci di quella sera fantastica in cui Moci ce le suona a Eur Social Park a settembre. Abbiamo quindi un’ossatura molto solida, di pezzi che già conosciamo che avvolgono sapientemente brani inediti, dandoci modo di ascoltare senza stancarci, con il trasporto che genera il suono liquido delle chitarre dell’artista romano.

Ci troviamo tutto quello che conosciamo di Moci in Morbido: ottimi arrangiamenti, testi malinconici e il suo caratteristico timbro, in una veste rock che strizza l’occhio al pop, senza svilire l’incazzume (la Crusca mi perdonerà), ma valorizzando i suoni più catchy – vedi Mica Male.

È un disco suonato e scritto bene, da chi la musica l’ha sempre ascoltata cercando il suo mondo nei suoni degli altri, e riuscendoci in toto. Esordio che è già instant classic quello di Morbido, da tempo cantato da un pubblico che meritava un contenitore unico e coerente dal quale attingere brani che conosce molto bene.

Lo chef consiglia

Menzione d’onore va a Freddo, per quello che mi riguarda. Mio personale tormentone del disco: la ascolto e riascolto sentendoci ogni volta suoni diversi. Adoro il basso nell’intro, la batteria picchiata e la voce di Moci che esce dall’arrangiamento nella strofa per rituffarcisi nel ritornello. È il pezzo che non vedo l’ora di ascoltare sottopalco, in mezzo alla folla. Una traccia che guarda ai grandi rocker di casa nostra, una roba alla Endkadenz, per dirla grossa…

Un disco riuscito, sapientemente costruito con l’aiuto di Giancarlo Barbati, alias Giancane, assieme a Guglielmo Nodari, che davvero sono riusciti a valorizzare il progetto e l’idea nella testa del giovane Moci, che ora ha una base più che salda per lanciarsi nella scena.

Per chi non lo conosce

Moci è in realtà Marco Colagrande, capitolino classe ’97 che non è mai uscito dal suo trauma post-adolescenziale, per quanto ci abbia provato. Da tempo gira per i palchi di tutta Roma, mettendo ‘minuti nelle gambe’ e costruendo un suono e un’attitudine tutta sua. Morbido, il suo disco d’esordio, è il culmine di un lavoro attento e minuzioso, speriamo il primo di una lunga serie.

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