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L’underground a Berlino: Sound System & Squat Bar

Tre anni fa, durante un italianissimo Spritz on the beach Party al MINI – wine, food and cult movies bar ho conosciuto Annalisa. Annalisa è di Centocelle, ma da più di quindici anni abita a Kreuzberg: meta di pellegrinaggio per artisti, sognatori e nudisti; centro nevralgico dell’underground berlinese.

Annalisa abita a dieci minuti di distanza da casa mia, e ha i capelli rosa. Io sto a Neukölln Reuterkiez, il quartiere turco. È la Kottbusser Damm che ci separa; è la Kottbusser Damm che ci unisce: per andare al cinema ci si incontra a Kreuzberg; a Neukölln per un cappuccino. Kreuzkölln is a blurred line, così dicono.
Tre anni fa, Annalisa mi ha raccontato di un’alleanza sancita tra i proprietari di vari locali sparsi per la città, che uniti sotto il nome di Squat Bar, si sono battuti per il boicottaggio delle mode; dell’applicazione del sovrapprezzo sulle bevande alcoliche, contro la demagogia dello sponsor e gli improbabili orari di coprifuoco per la quiete.

Alla fermata della metropolitana di Frankfurter Alle; usciamo seguendo la direzione Rigaer Straße e ci troviamo subito nel cuore palpitante di Friedrichshain – quartiere che, per i brunch lover come me, durante il weekend assume la forma di un paradiso culinario. Al primo piano del civico 103 di Rigaer Straße abita una splendida famiglia che ogni sera scende al piano inferiore della residenza per aprire le porte del Lauschangriff; ad oggi, uno dei pochi squat ancora in attività.

Il Lauschangriff

Il Lauschangriff (che tradotto letteralmente significa “azione di spionaggio con microspie“) è invitante già dall’esterno; attraverso l’ampia vetrata opaca che incapsula la facciata del palazzo, il locale mette in mostra divani e chaises longues color cardinale di seconda mano firmate Berliner Fleamarket (a.k.a. il mercato delle pulci). Probabile provenienza? Il Fleamarket di Boxhagener Platz. Come lo so? Per l’odore di polvere speziata che emanano. Posizionati a ferro di cavallo attorno al perimetro del locale e preceduti da bassi tavolini da caffè in legno scuro e consumato, i divani insieme al bancone bar arredano il Lauschangriff : cinquanta fantastici metri quadri di pareti ricoperte con stickers e graffiti, come l’artist room del CBGB’s. Nel frattempo, piccoli speakers installati negli angoli della stanza trasmettono musica dal vivo.

Se mi avessero detto che esiste la possibilità concreta di organizzare concerti dal vivo e DJ set in una specie di cantina di appena cinquanta metri quadri esposta a fiamme libere, priva di finestre o qualsivoglia tipo di uscita di emergenza, raggiungibile unicamente scendendo da una lunga scala a chiocciola larga tre spanne… non ci avrei creduto. Invece, questa è esattamente la situazione in cui ci ritroviamo: con un fare da vigilante che regola il traffico stradale, vortichiamo verso il basso tra tre spanne di fumo. L’acustica nel cubicolo interrato è curiosa, improbabile. C’è un biliardino. Ci sono tante persone, sorridono. Qui, ora, penso all’infinito potenziale umano e bastano poche ore che già si scherza con il proprietario del locale sui vantaggi del richiedere la residenza laggiù.

La cultura del Sound System

La locandina dell’evento quella sera presentava: Roots Daughter & friends meets Feminine Hi-Fi & Aghata Saan. Tre anni dopo, il 2 Novembre 2019, il Lauschangriff ospita lo stesso evento. Questa volta, anche io faccio parte della crew. Questa volta, lo Squat bar è casa. Ospiti della serata sono il duo croato Roots Daughter (Jahminta Zulu e Julie Oneness) ed il collettivo brasiliano Feminine Hi-Fi che, in seguito alla proiezione del film Queens of Sound e una cena vegana in compagnia, apportano vibrazioni dal ritmo roots, reggae, rocksteady, steppa e dub.

Borsoni della Selectress straboccanti di vinili che fremono di essere accarezzati dalla puntina in diamante del giradischi, un microfono steso accanto al mixer che attende di essere afferrato dall’MC. Questo e molto altro rappresenta l’essenza della cultura del Sound System. Quando il sistema cerca di controllare e dividere, l’uomo deve guardare con ancor più amore e infrangere le barriere; questo spirito motiva le organizzatrici a continuare a realizzare eventi e a scegliere gli Squat bar come locations predilette.
Creare spazi per musiciste emergenti, donare loro l’opportunità di esplorare l’artisticità propria e degli altri, in uno spazio comunitario in cui potersi sentire al sicuro, accrescere la consapevolezza del pubblico sulla Storia della Cultura dell’Identità Femminile in una realtà in cui gli spazi e la produzione musicale rimangono ambienti tipicamente dominati dalla presenza maschile, sono solamente alcune tra le molteplici e ferventi realtà che nella capitale tedesca virano verso il progresso e l’uguaglianza.

 

 

 

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