Post 4 maggio. Fase due oramai iniziata. La natura in queste settimane stava riprendendosi i suoi spazi e ora tocca a noi farle capire chi comanda davvero. Il dogma resta sempre quello: niente assembramenti. Andiamo a vedere allora quei cantanti che hanno fatto del distanziamento sociale la loro fortuna.
Ecco le migliori carriere soliste post band.
5 – Robbie Williams, Take That
Un po’ bullo, un po’ bello, un po’ ballo. Prima di conquistare una delle migliori carriere soliste post band, potremmo compendiare vita, morte e miracoli del Williams boy band con queste tre parole. Prima giovane studente della scuola di danza di Tunstall, poi piacente voce nel gruppo pop britannico Take That e infine tormentato cantante in cerca di fortuna da solista.
Nonostante i successi ottenuti tra classifiche inglesi e giovani teenager, Robbie decide di lasciare il gruppo a soli cinque anni dalla sua formazione per concentrarsi a pieno su tre grandi obiettivi: droghe, alcol e carriera da solista. Tutti conquistati con notevole successo.
Quella che cominciò infatti come una disastrosa scelta professionistica (causa gli scomodi problemi di dipendenza) ebbe una significativa svolta con la pubblicazione di Angels, terzo singolo dell’album d’esordio Life thru a Lens, che proiettò il disco in cima alle classifiche e Robbie nello star system inglese e non. A ruota le successive pubblicazioni, l’apice della cresta a metà anni ’00 e in generale una carriera da solista che lo ha visto eccedere rispetto alla sua precedente esperienza musicale senza se e senza ma.
Alla faccia di chi lo definiva “il ballerino obeso dei Take That” (cattivo Liam, non si fa).
4 – Dr. Dre, N.W.A.
Anche i meno avvezzi al genere sanno bene quanto la figura di Dr. Dre sia stata determinante per la formazione dell’attuale panorama hip pop americano. Prendete un album, una traccia, un artista tra i più iconici e state certi che troverete il suo nome affiliato al lavoro: Snoop Dogg? Scoperto da Dr. Dre. Ah, ok. E, boh, California Love? Singolo di Tupac prodotto esatto, da Dr. Dre. Sì, ma Eminem? Ah quindi vi fidate davvero così poco, ok.
Fondamentale è l’incontro col proprietario dell’etichetta discografica Ruthless Records Eazy-E nel 1986 e la formazione della crew N.W.A., arricchita in seguito dall’adesione di The Arabian Prince, MC Ren, DJ Yella e Ice Cube, tutti rapper che condividevano con Dr. Dre la rabbia sociale del momento e la stessa città di provenienza.
Nasce così Straight Outta Compton, più che un disco un inno alla rivalsa delle periferie californiane, capace di conquistare per due volte il disco di platino e di lasciare un segno indelebile negli anni a venire. Capace inoltre di rendere Dr. Dre (oggi produttore discografico, beat maker, disk jockey) una delle figure più influenti della scena hip pop della west coast e pioniere del g-funk e del gangsta rap. E scusate se è poco.
3 – Justin Timberlake, ‘N Sync
Da giovane membro del Mickey Mouse Club a icona pop, il passo è evidentemente breve se non brevissimo. Chiedere per conferma a Britney Spears, Christina Aguilera e soprattutto Justin Timberlake per quanto ci interessa, artisti di fama globale che hanno mosso i primi passi nella Topolino crew prima del classico scatto di indipendenza post puberale e la scelta di abbandonare il nido per librarsi in aria con le proprie ali.
La differenza tra JT e le altre dive è che Justin per diventare un bellissimo e orgoglioso uccello (chissà se ne sarebbe lusingato?) ha dovuto abbandonare due nidi: dopo la sua esperienza alla Disney ha infatti formato a metà anni ’90 la boy band ‘N Sync con altri quattro tizi di cui non ci interessa niente, vero fenomeno musicale nato in Germania e sviluppatosi poi anche in patria.
Grazie a hit come Bye Bye Bye e This I Promise You Justin e la gang ha conquistato premi, pubblico e big cash fino ad arrivare a essere la quinta boy band di sempre per numero di vendite, riuscendo addirittura a strappare un’onorevole apparizione nella serie animata The Simpson senza però meritarsi ahiloro la nostra personale menzione nei migliori cameo musicali nel programma.
Ora Justin vola altissimo, forte dei suoi dieci Grammy, dei cinque album di studio e in generale di una carriera da solista che lo ha reso uno degli artisti più completi e apprezzati, dimostrando a tutti che ormai i giorni del nido sono ben lontani.
2 – Beyoncé, Destiny’s Child
La perfezione. Quando ti chiami Beyoncé, sei considerata l’artista del decennio dal The Guardian, hai venduto più di 118 milioni di copie in tutto il mondo e hai sposato tra tutti proprio quel Jay-Z, ogni cosa che tocchi si trasforma in oro. A partire dai tuoi esordi come membro del girl group Destiny’s Child.
Il gruppo, che parte originariamente con cinque elementi e che solo in seguito si assesta sulle tre Queens che ancora oggi noi tutti adoriamo, comincia a prendere le proprie dimensioni a partire dalla seconda pubblicazione di studio, quel The Writing’s on the Wall che grazie alle hit Bills, Bills, Bills riesce a far riscoprire al pubblico anche il primo album, il rispettivo singolo di debutto No, No, No e la loro apparente ossessione per i titoli con tre parole ripetute, ripetute, ripetute.
Da qui in poi solo perle fino alla decisione unanime di mettere in stand by il gruppo per dedicarsi in toto alle proprie carriere da soliste, scelta fruttuosa per tutte e tre ma soprattutto per una in particolare, facile quando ti chiami Beyoncé, sei considerata l’artista del… vabbè avete capito.
1 – Michael Jackson, The Jackson 5
The King himself.
Quando vieni inserito per ben due volte nella Rock’n’Roll Hall of Fame, sia per la tua carriera da solista che per quella come membro di un gruppo, uno immagina sia davvero difficile poter scegliere con fermezza quale tra le due esperienze musicali sia la più importante. No, non in questo caso.
Michael comincia da giovanissimo come il piccolo dei cinque fratelli Jackson, gruppo musicale figlio del rhythm’n’blues dei tempi ma con l’audace ambizione di intrecciarsi con il funk tipico della comunità afroamericana. Ciò che nasce è una delle family band più importanti di sempre, la prima capace di piazzare consecutivamente i suoi primi quattro singoli al numero uno della classifica Billboard, una combinazione vincente di pop e riff rock super catchy che, diciamocelo, stanca dopo poco.
Molto più completa, eterogenea e interessante la seconda vita artistica del Michael Jackson solista che, sulla scia del successo ottenuto coi fratelli, riesce a ribadire il suo talento a partire dal debut album Off the Wall fino allo straordinario Thriller, tuttora l’album più venduto di sempre. 100 milioni di copie. Roba da matti.
Potremmo stare qua ore a elencarvi le grandi hit di MJ, gli ulteriori album che lo hanno reso immortale e l’incredibile influenza che i suoi lavori hanno avuto sui maggiori esponenti del pop di oggi. Ma voi non avete tempo, noi non aggiungeremmo nulla alla magnificenza del Re e inoltre l’articolo è appena finito.

Nasce nel 1993 con tutte e due le mani, soddisfacendo l’unico requisito per poter scrivere per RRM. Non il blogger di cui avete bisogno ma quello che meritate.