Fuochi d’artificio, cenone e brindisi. L’anno è finito ed abbiamo ufficialmente abbracciato il ventiventi con la rinnovata speranza che anche questi, come gli ultimi, siano 366 giorni pieni di soddisfazioni. Richiesta storicamente non sempre ascoltata ma, hey, almeno abbiamo ancora tutte e dieci le dita delle mani dopo i botti, è un grande inizio. La redazione RRM impiegherà questo freschissimo Gennaio per proporre un recap di ogni bontà che ha caratterizzato il 2019, in pieno stile rock. Per iniziare, ecco i migliori concerti del 2019.
5 – Thee Oh Sees, Hana Bi, Ravenna
Chi, scusa? Ma GG, io manco li conosco e questi hanno fatto addirittura uno dei migliori concerti del 2019? In spiaggia ci vado con cruciverba e carte da briscola, mica per pogare.
Vi chiederete. Lecito, certo. Colpa nostra a non averli inseriti in questa speciale lista per introdurveli, dovere tutto vostro rimediare a dargli una possibilità. La band di John Dwyer carica in valigia tutto il suo stoner rock e i rimandi psichedelici e da San Francisco ce li offre senza pretesa di ritorno al Hana Bi, spettacolare location balneare che aiuta il live a soddisfare le altissime aspettative che noi fan ci eravamo preposti.
Fidatevi, noi della redazione abbiamo provato sulla nostra pelle. Pantaloni cachi corti, Vans e sabbia bollente sono stati gli ingredienti perfetti per un esperienza rock che non dimenticheremo facilmente, il tutto arricchito da riff lisergici ed adrenalina made in California. Un’eruzione di rock, sotto la tettoia del bagno dietro casa.
4 – Goran Bregovic, Teatro Arcimboldi, Milano
Se siete degli attenti followers del nostro blog, avrete sicuramente già letto del talentuoso compositore bosniaco e delle sue maestose performance dal vivo. Magari qui, nel reportage orgogliosamente nostro del suo ultimo Live a Parigi, nella suggestiva location del Cabaret Sauvage. Ma anche noi come i nostri cugini francesi abbiamo potuto godere delle melodie del maestro in occasione delle sue quattro uscite nel bel Paese per riproporre Three Letters From Sarajevo, sua ultima fatica datata 2018. E non ce ne vogliano Roma, Trieste o Bologna, ma noi della redazione abbiamo scelto la sua esibizione al Teatro Arcimboldi di Milano, una location preziosa per un artista d’impatto, figlio di un’Europa divisa da mille contraddizioni e possibilità, tema perfettamente calzante in questi recentissimi mesi di confusione. Per ricordare a tutti che la musica è coesione, tolleranza e condivisione.
3 – Muse, San Siro, Milano
Ansia da prestazione? Macchè. La band di Matthew Bellamy non è di certo nuova ai grandi palcoscenici, con all’attivo più di 25 anni di attività e soprattutto la ben fondata nomea di essere una delle band live più inarrivabili di sempre. Lo stadio Meazza non è di certo nuovo alle performance della band britannica, che ancora una volta si presenta con una produzione a dir poco esagerata per il loro Simulation Theory World Tour: Maxi schermi, scenografie futuristiche e la solita carica che pochi pochissimi altri frontman possono permettersi: il vero show è proprio Bellamy, che regala ai suoi fans gemme discografiche come Supermassive Black Hole, The Resistance e Starlight oltre alle più recenti fatiche. Vibranti, eccitanti e scatenati.
2 – Mark Knopfler, Lucca Summer Festival, Lucca
Su una cosa potete essere certi: Mark Knopfler il concetto vivere di rendita non sa minimamente cosa sia. All’alba dei suoi 70 anni l’ex frontman dei Dire Straits ha incantato i quasi 9mila arrivati in piazza Napoleone di Lucca in occasione del summer festival della città toscana, toccando la sua personale quinta presenza all’evento ed apparecchiando sul tavolo un disparato buffet di classici e nuovi lavori: Knopfler esordisce con alcune canzoni del suo nuovo album, una produzione country rock che dimostra, per chi ancora ne avesse bisogno, la poliedricità del musicista; e poi Romeo and Juliet, che ha aperto il catalogo dei Dire Straits. insomma, come per i migliori buffet, ce n’era davvero per tutti.
1 – TOOL, Firenze Rocks, Firenze
Il migliore concerto del 2019? Per hype, aspettative create e importanza della band, la medaglia più brillante spetta a mani basse ai TOOL, la band di M.J. Keenan che da più di 13 anni non toccava i palcoscenici italiani. In 13 anni si possono fare davvero tante cose: ci sono band che si sono formate, sciolte e poi riunite; altre invece che 13 anni di carriera se li sognano la notte. I TOOL in 13 anni si sono dedicati a progetti solisti, musicali e non, dovendo anche gestire una controversa diatriba legale ma senza mai scordarsi dei loro fan sparsi per tutti gli Stati Uniti, continuando ad esibirsi in tour e concerti.
E a noi poveri fan italiani, chi ci pensa? Fortunatamente gli organizzatori di Firenze Rocks, caposaldo per noi metalheads dopo i regalissimi Profets of Rage e System of a Down dell’anno precedente.
I TOOL arrivano a Firenze come dei Dèi pagani, scesi da chi sa quale galassia per condividere con noi esseri non degni la loro surreale sapienza. L’aria è strana, di una tensione quasi reverenziale, fino alla rottura di ogni schema col riff di Ænema e la consapevolezza che sì, sono davvero loro. Una messa, più che un concerto. Scandita da sacri sermoni quali Parabola, The Pot, Stinkfist e le inedite Descending e Invincible.
Il festival è finito, andate in pace.

Nasce nel 1993 con tutte e due le mani, soddisfacendo l’unico requisito per poter scrivere per RRM. Non il blogger di cui avete bisogno ma quello che meritate.