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Mr. Nobody, un film multidimensionale

Mr. Nobody è sicuramente uno dei miei film preferiti, mai uscito nelle sale italiane (una censura delle teorie contrastanti alla chiesa cattolica), diretto da Jaco Van Dormael e interpretato da Jared Leto, Diane Kruger e Sarah Polley.

Il film è un parallelismo che spiega come l’identità di una persona si crei attraverso varie vite. Un bambino si trova al binario di una stazione, il treno sta per partire, e deve decidere se prenderlo insieme alla madre o rimanere sulla banchina col padre. Da questa decisione dipende il nascere di molte vite.

Fin da subito, uno dei principali problemi per lo spettatore è il fatto di non poter capire molto bene ciò che sta guardando: nelle prime scene vediamo il protagonista molto anziano, in fin di vita, l’ultimo umano mortale di un futuro in cui, grazie ai grandi successi della scienza, l’uomo è riuscito ad evolversi in un organismo immortale. Mr. Nobody (questo il nome del protagonista) viene intervistato da un giornalista, curioso di ascoltarne racconti e aneddoti, ma a film inoltrato sia l’intervistatore che lo spettatore stesso si ritrovano interdetti e confusi per il semplice motivo che Mr. Nobody spiega e racconta di aver vissuto vite diverse e parallele:

“Non può aver avuto tre figli e allo stesso tempo non averli. Non può essere stato in due posti contemporaneamente. Di tutte queste vite, Qual’ è la reale? Non può essere morto e essere qui. Non può esistire.” Cit. del film.

La scena chiave per comprendere l’ambivalenza del protagonista è il momento della sua nascita: nel film infatti si nota che i bambini prima di nascere si trovano in una specie di mondo divino, aspettando che siano eletti e marcati dagli angeli con un segno tra le labbra e il naso, un rituale che impedisce ai futuri neonati di ricordare ciò che hanno vissuto fino a quel momento. Ma un angelo si scorda di Nemo Nobody, e perciò il bambino riuscirà a ricordare quale sarà il suo destino, rendendolo capace di vedere lo spazio-tempo in maniera diversa rispetto a noi: non vive infatti il tempo come qualcosa di lineare, ma nello stesso istante può vedere passato, presente e futuro, mescolando tutte le vite che ha vissuto.

Il finale del film è completamento aperto: nella scena alla stazione nel quale deve decidere se rimanere con suo padre o andarsene con sua madre, Nemo decide di scappare da entrambi, correndo verso una nuova vita dove vivrà nuove esperienze, conoscendo in qualsiasi momento cosa gli capiterà.

Per capirne di più, si può brevemente introdurre la Teoria delle corde. Secondo questo postulato esistono nove dimensioni spaziali in confronto a una dimensione temporale. Il tempo è l’aspetto essenziale nella spiegazione delle vite possibili di Mr. Nobody, ed una delle ossessioni del registra è quella di dimostrare la validità del “Big Crunch”, ovvero una teoria secondo la quale se l’universo si espandesse fino al suo limite si attuerebbe poi una fase di contrazione fino ad arrivare alla forma di origine dove le nove dimensioni spaziali e quella temporale ritornerebbero ad unirsi aspettando un nuovo Big Bang. Nel film è poi presente una piccola spiegazione alla teoria:

“Perché il fumo della sigaretta mai ritorna alla sigaretta? Perché si separano le molecole tra di loro? Perché una goccia d’inchiostro mai si ricompone? Perché l’universo si muove verso uno stato di dissipazione. È il principio dell’entropia: la tendenza dell’universo a evoluzionare verso uno stato di disordine…..Però che succederà quando le forze gravitazionali contrasteranno le forze di espansione? O l’energia del vuoto quantico sarà molto debole? In questo momento l’universo potrà entrare in una fase di contrazione. Il Big Crunch. Che sarà del tempo? Si invertirà? Nessuno sa la risposta.” Cit. Mr. Nobody

La fine del film dimostra quindi l’esistenza di questa teoria, l’universo raggiunge il suo limite di espansione e si contrae. Per questo vediamo il protagonista muoversi a ritroso, ritornare in vita dopo la morte, perdere minuti invece che guadagnarli.

Oltre alle grandi tematiche esistenziali, fotografia e musica sono due elementi vitali del film, cornici perfette per la pellicola. La soundtrack nello specifico è composta e interpretata dal musicista belga Pierre Van Dormeal, fratello del regista Jaco, optando per l’occasione su un’orchestra composta da pochi se non pochissimi elementi e su tracce prevalentemente acustiche, per mantenere un’atmosfera minimale e controllata, una neutralità melodica voluta dal regista. Van Dormeal fu un membro dei Nasa Na Band, un gruppo jazz conosciuto come il precursore di Aka Moon. Nel primo Magritte Awards, il film ricevette sei nominazioni e Pierre Van Dormeal vinse il premio come banda sonora originale.

Ecco a voi la tracklist del film:

  1. Sous les draps
  2. Trois petites filles
  3. Waltz
  4. La nature des peurs
  5. Du bout des doigts
  6. Le temps immobile
  7. Cercles
  8. Celui qui n’existe
  9. Sous les draps
  10. Au fond des bois

Una delle mie preferite:

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