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Murubutu, il Professore Rapper

Canzoni da sfogliare: lo strano incontro tra rap e letteratura.

Liceo Matilde di Canossa. Reggio Emilia. Sabato, ore 13.

Suona la campanella di fine lezione. Il ragazzo aveva già lo zaino chiuso da 10 minuti. Si alza dalla sedia e mentre esce dall’aula aggiusta il cappellino con la scritta BHMG. Estrae l’Iphone dalla tasca ed apre la chat whatsapp “Gente che Sfera”. Manda un audio sul gruppo per organizzare le macchine: la grande sera del concerto a Bologna è arrivata.

Liceo Matilde di Canossa. Reggio Emilia. Sabato, ore 13.

Suona la campanella di fine lezione. Il professore Alessio Mariani lascia ai ragazzi le pagine di Kirkegaard da studiare per martedì. Raccoglie le sue cose ed uscendo scambia un paio di commenti con un collega sull’ultimo consiglio docenti. Ha mezz’ora per un panino poi deve partire per Torino. Tra poco non sarà più il prof. Mariani. Il viaggio con la crew. Soundcheck. Backstage. Via la camicia e su la maglietta. E’ diventato Murubutu e sta per salire sul palco.

Uscito il 1° Febbraio 2019, Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli è l’album che ultimamente ho atteso con più impazienza. Ed è l’album della conferma e consacrazione di Murubutu. There is a new boss in town. Un boss che non gira in Lamborghini e non ha 10 kg di ferro al collo. E’ un rapper atipico e ad incoronarlo con un featuring è uno dei migliori rapper italiani. Atipico anche lui: Caparezza.

STORYTELLING, MA PER DAVVERO
La miglior presentazione di Murubutu ce la fanno le copertine dei suoi album, tutte nello stesso stile. Guardate le foto qui sotto. Cosa vi ricordano? Più una copertina di un libro che di un album. Meglio ancora, una raccolta di racconti. Ed è proprio così: provate a scrivere “storytelling rap italiano” su Google e vedrete che Murubutu invade come un carro armato i risultati della ricerca.

Scrivere una canzone storytelling è un’impresa molto difficile. Non basta trovare alcune frasi ad effetto ed incastrarle in metrica. Non puoi saltare di palo in frasca, ma devi costruire una storia che abbia una struttura narrativa e dei personaggi profondi; come Marco, un ragazzino nato sordo in un paesino della costa. Che viene preso in giro continuamente ed è felice solo al mare sott’acqua, perchè lì è come tutti gli altri (Track: Marco gioca sott’acqua). O Dafne, nata in un paese tribale, che non riesce ad accettare che sia il padre a sceglierle il marito.

 “Voleva dirgli: Sai papà, non siamo tutti uguali
Andremmo interpretati in molti modi come i quadri
Andremmo interpellati in molti casi più degli avi
Io mi rifiuto, sappi, non siamo tutti schiavi!”

(Track: Dafne sa contare)

E vorrei dirne tanti altri, ma ho paura di spoilerare (è un timore che mai avrei creduto di avere parlando di musica). Quindi, visto che sono a favore della castrazione chimica per chi spoilera, mi fermo qui.

Fare storytelling significa scegliere anche le parole e la musica giusta, per calare l’ascoltatore dentro un racconto. Usare un lessico ricercato, ma mai forzato o stucchevole. E qui Murubutu si fa pittore, con pennellate decise crea la scenografia, e allora puoi chiudere gli occhi ed immaginarti luoghi, volti, epoche lontane, dalla pampa argentina alla resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale.

CONCEPT ALBUM: METTETEVI COMODI E LASCIATEVI TRASPORTARE ALTROVE
Gli ultimi tre album di Murubutu sono stati un viaggio a tema. Per complicarsi ancora di più la vita, il prof ha scelto di realizzare concept album. Gli ammutinati del Bouncin ovvero mirabolanti avventure di uomini e mari è stato il primo.

Un escavatore di emozioni come lui non poteva che iniziare con il mare, solcandolo in lungo e in largo con la sua poesia. Il mare come simbolo di vita, ma anche di morte. Un mare che, a differenza del detto, troppo spesso prende e non restituisce. Il mare come un grande punto di domanda, che una donna osserva per sapere se anche questa volta il marito marinaio tornerà con la sua nave, pieno di storie e regali. Il mare come teatro dell’epica battaglia di Lepanto, raccontata a suon di quartine da Murubutu. Il mare come viaggio della speranza, nell’inferno della terza classe, dove sai quanti partono e non quanti arrivano. E’ il viaggio fatto da Gianni tanti anni fa, da Palermo a New York, che oggi tornato in Italia vede i barconi che arrivano dal Mediterraneo e ricorda che:

“Non sono solo, sai i porti degli altri
I corpi degli altri, i morti degli altri […]
Si scaldano al sole i volti migranti.”

(Track: Sull’Atlantico)

Avanti così con L’uomo che viaggiava nel vento ed altri racconti di brezze e correnti, fino all’ultimo album uscito Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli. Murubutu si presenta con il solito sound old school e tira fuori dal solaio alcune scratchate azzeccatissime in La stella e il marinaio, tanto da pensare che non è detto abbiano fatto il loro tempo. Salta fuori anche un leggero passo in direzione di un rap più melodico rispetto a quanto ci aveva abituato. Qui la notte fa da padrona. La terra che ruota e si nasconde dal sole lascia spazio al buio. Ed è un capovolgimento, nuovi scenari diventano possibili, il mondo ha tutta un’altra faccia. La notte può diventare una stanza in cui rifugiarsi, una musa ispiratrice, un paese con regole diverse o la dimensione per reincontrare chi non c’è più.

NON SIAMO FATTI PER STARE SOLI MA NEMMENO PER CHIUNQUE
Ma Tenebra è la notte è anche un viaggio profondamente umano, per esplorare i legami su cui le persone costruiscono la propria vita. E’ una costante per Murubutu e qui si sprigiona con forza, perché dopo gli affanni del giorno, la notte è il momento che dedichi a chi hai al tuo fianco, o in cui pensi a chi vorresti avere. La sua musica racconta di incontri, di rapporti duali, di una ricerca di completamento nell’altro.

“La mente funziona a incastro
A capire a fondo il mondo ogni giorno ti serve l’altro”.

(Track: La vita dopo la notte)

Incontri che dopo tanti tramonti passati insieme diventano legami inscalfibili, destinati a durare fino alla vecchiaia, la malattia e la morte. Incontri sognati, sfiorati, oppure durati un istante durante una nevicata e poi idealizzati, come ne Le notti bianche (con l’esplicito riferimento a Dostoevskji). Incontri possibili solo di notte, come quello tra il marinaio e la sua stella, molto più che una guida: una compagna fedele a cui parlare, per la quale soffrire se le nubi ne coprono la vista. O incontri che non sono più possibili, perché il buio ha portato via l’altra persona, ma il rapporto resta vivo, una bussola che non si può smagnetizzare.

Che poi la musica stessa di Murubutu è un incontro improbabile, inatteso. Tra rap, letteratura, storia ed emozioni. Eppure pezzo dopo pezzo, aggiustando le dosi qua e là, ha dato forma a qualcosa di nuovo e che funziona. E’ una miscela che voglio continuare a sentire, reinterpretata anche da altri artisti. C’è chi la chiama rapconto, chi rap didattico, perché queste canzoni non passano senza lasciare qualcosa in più.
E allora forse Murubutu, anche col mic in mano, non smette mai di essere il prof. Mariani.

Bonus – Murubutu Starter Pack
La Notte di San Lorenzo
Mara e il maestrale
Sull’Atlantico
Ancora buonanotte
La battaglia di Lepanto
Scirocco
La vita dopo la notte

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