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Pseudonimi e cambi di identità nella musica: quando un nome non basta

Nella musica c’è l’universo dei nomi propri e c’è l’universo parallelo, denso e aggrovigliato, degli pseudonimi: nomi che si accostano al nome; o lo nascondono, o lo cancellano del tutto fino a costruire un’identità differente.

Abbiamo già visto in passato, che nella musica è piuttosto frequente l’utilizzo di pseudonimi, identità alternative dietro cui si celano gli artisti dando così vita a nuovi personaggi.

La creazione di un nuovo nome non è mai casuale, dietro ad ognuno di loro si nasconde qualcosa: sono tantissime infatti le motivazioni che spingono un artista a trasformare la propria identità, partendo proprio dal suo nome d’arte. Andiamo a scoprirle insieme.

PER PRODURRE

Nel mondo della musica la motivazione più ricorrente è proprio quella del cambio di categoria: sono tantissimi gli artisti che sentendosi stretti all’interno dei canoni di un particolare genere musicale, al fine di variare la loro produzione, danno vita a nuovi nomi e nuove personalità. È proprio questo il caso di Jon Gooch, produttore di musica elettronica nato a Hertfordshire, in Inghilterra. È noto al mondo della Drum’n’bass sotto il famosissimo pseudonimo di Spor. Nel 2008 però, comincia un progetto parallelo electro-house con un nuovo nome d’arte, Feed-Me, sotto l’etichetta di Deadmau5, la Mau5trap.

PER DISTINGUERSI

Fino ad un passato recente, molte scrittrici hanno usato pseudonimi maschili per timore di non venire altrimenti considerate: è proprio questo il caso della bravissima (e bellissima)  Dj belga Charlotte De Witte. Abbiamo visto in un precedente articolo, che Charlotte esordisce nel 2010 sotto lo pseudonimo “Raving George”. Presentandosi agli ascoltatori come un uomo, il suo intento era quello di cercare di evitare tutti i pregiudizi ed i cliché che ancora oggi avvolgono il mondo delle music producers.

PER MARKETING

Noto a tutti come Marshmello, questo Dj compare nella scena musicale mondiale nel 2015 indossando una maschera e senza mai svelare la propria vera identità. A causa di qualche distrazione da parte di artisti che hanno collaborato con lui negli anni, si è arrivati alla conclusione che il suo vero nome sia Christopher Comstock, conosciuto anche come Dj Dotcom. Celare la propria identità dietro ad una maschera, si è rivelata per lui una scelta molto astuta: l’alone di mistero ha favorito rumors e gossip su di lui, dando vita ad una enorme pubblicità gratuita. Nonostante il clamore generato, l’artista ha spiazzato tutti twittando: “I don’t take my helmet off because I don’t want or need fame. I’m genuinely trying to create something positive for people to connect with.”

PER UNIRSI

Questo è invece il caso di diversi artisti che decidono di unirsi, creando un unico nome che li rappresenti: potremmo quasi definirlo come il parallelo delle “band” di altri generi musicali. Un ottimo esempio di ciò è dato dai “Moderat”, unione di “Apparat” (pseudonimo utilizzato dall’artista Sascha Ring) e “Modeselektor” (pseudonimo utilizzato dalla coppia Gernot Bronsert e Sebastian Szarzy). Per non dimenticarci di Joyhauser, il fenomenale duo composto da Stijn Vanspauwen e Joris Cielen.

Questi erano solo alcuni dei tanti motivi che possono portare alla nascita di pseudonimi nella musica, se dovessimo ricercarli tutti, probabilmente non finiremmo in breve.
Come di consueto vi lascio ora ad un po’ di buona nuova musica. Per rimanere in tema, oggi andremo a scoprire due facce della stessa medaglia. Vi lascio con un brano pubblicato da Spoor ed un altro pubblicato da Feed Me.

Enjoy 😉

 

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