Quistello. 2006. Un gruppo di musicisti decide di compiere l’importante passo di formare una band, con lo scopo di dare voce alle loro emozioni seguendo le orme dei grandi dell’heavy metal. La differenza più evidente tra Silenzio Profondo e qualsiasi altro gruppo di quartiere che si è cimentato in accordi sbilenchi e contest provinciali è che loro, a distanza di quasi quindici anni, sono ancora qui; e non hanno la minima intenzione di fermarsi.
Contro l’immobilità delle cose, le false verità e l’ipocrisia a volte serve una canzone. Ancora meglio se metal.
Silenzio Profondo (Maurizio Serafini alla voce, Gianluca Molinari e Manuel Rizzolo alle chitarre, Tommaso Bianconi al basso, Alessandro Davolio alla batteria) ha deciso di far di questa lotta il suo mantra musicale, dopo aver trovato la sua identità nel lontano 2007: a seguito della formazione del gruppo ed una breve parentesi come cover band, i Pütlét mantovani hanno cominciato a produrre e rilasciare EP inediti (Iniziando a Sperare, Alias, Heartquake) rigorosamente in lingua italiana, in controtendenza con le loro prime esperienze musicali e sicuramente sintomo di una maturità artistica che già allora cominciava a trasparire.
Non tutti avrebbero scelto una lingua diversa dall’inglese per questo tipo di produzione, un hard rock/heavy metal che non ha paura di nascondere i suoi richiami, Judas Priest, Metallica e Iron Maiden su tutti.
Quello che nasce dalla sintesi tra alunno e maestro è l’omonimo album SilenzioProfondo, raccolta figlia dell’entusiasmo dei fan per la notizia delle pre-registrazioni dell’LP tanto quanto della voglia dei ragazzi di tornare a sporcarsi le mani dopo quasi cinque anni di pausa causa turbolenze nella stabilità della formazione.
Potente, intenso e maledettamente attuale. All’ascolto dell’album noi di RRM abbiamo immediatamente colto quello che voleva essere l’intento del gruppo, che a partire dalla scelta del titolo mirava a rispecchiare la cruda realtà del mondo odierno nel quale tutte le verità vengono offuscate e messe a tacere in un silenzio profondo. L’ascolto è impegnato ma non impegnativo, una serie di metal ballad impreziosite da poderosi assoli di chitarra che legano strofe e bridge delle tracce.
A Stretto Contatto è una cruda istantanea del momento storico e sociale che tutt’ora ci interessa, mentre Silenzio Profondo, diamante della raccolta, passa da un’accattivante intro ad inizio traccia fino al poderoso duetto di assoli di chitarra che ci trasporta dalla prima alla seconda parte della canzone, climax tanto del brano quanto dell’intero album.
Non siete ancora sazi? Dopo aver raccolto ciò che di buono avevano seminato con l’ultima pubblicazione, i Silenzio Profondo hanno da poco annunciato l’uscita del loro prossimo album (20 marzo), occasione perfetta per verificare se ancora una volta i ragazzi di Quistello hanno aggiunto nel loro arsenale una nuova arma per rappresentare il metal Tricolore.
Contro l’omertà e la stasi di provincia, per gridare assieme in un Silenzio Profondo.
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Nasce nel 1993 con tutte e due le mani, soddisfacendo l’unico requisito per poter scrivere per RRM. Non il blogger di cui avete bisogno ma quello che meritate.