La chitarra, la voce calda e tutta la malinconia di cui avevi bisogno sono tornati nel nuovo singolo di Gazzelle, Scusa, disponibile su tutte le piattaforme dal 13 di novembre.
L’artista di Maciste Dischi ha una grande capacità: avvolgerti totalmente nel mondo raccontato nelle sue canzoni. Così, le sue storie diventano le storie di tutti, per piangere nella notte o sotto la doccia, che almeno lì non si vede (semicit.?).
Entra dentro
Da quando è tornato è difficile toglierselo dalla testa. Prima con Destri, oggi con Scusa, senza considerare nel mezzo Lacri-ma, uscita a sorpresa il 10 novembre: Gazzelle vuole fare di nuovo le cose in grande, e non è mai stato così forte.
Forte, perché il suono dell’artista romano non è mai stato così strutturato, con arrangiamenti che suonano pieni e raffinati, completi, complessi: sembra aver pensato ogni battuta nel minimo dettaglio. La perfezione che trova oggi è il completamento di un lavoro iniziato con Superbattito, del quale queste ultime tre tracce sembrano il modo migliore per continuare il discorso avviato nel disco d’esordio.
La crescita
La malinconia di Gazzelle s’è fatta matura. L’evoluzione e la crescita artistica e umana in Scusa si palesa come la presa di coscienza del fatto che, anche nel momento più buio, una speranza pure minima può cambiare tutto.
e fermati qui, e resta così
prima che il tempo porti via ogni cosa
e forse però
se poi ci penso un po’ non è mica così
La melodia, attentamente curata, è il tappeto sul quale le parole di Gazzelle possono costruire il racconto mestamente poetico, valorizzando il tono del cantante romano. In un panorama preminentemente acustico, arriva all’improvviso l’esplosione del brano, che recupera suoni elettronici e più moderni, spiazzando per l’impatto – tutt’altro che fastidioso – che ha su chi ascolta.
Una sicurezza
Si potrebbe dire “Gazzelle supera la prova col suo nuovo singolo”, ma la realtà dei fatti è che ormai è diventato una certezza nella nostra scena musicale, incontrando un riscontro sempre più ampio che l’ha portato fino a dove si trova oggi.
Per cui, Chapeau Flavio, a te e a Scusa.