Conoscete gli Skelters? Sono una band indie pop che ha già fatto numerose esperienze nel panorama musicale italiano, condividendo il palco con importanti personaggi della scena come Cosmo, Canova, Baustelle o Subsonica. Il 25 settembre è uscito il loro nuovo singolo per CINICODISINCANTO, SESSONOSOLO.
Il brano è un pop elettronico dal sapore tutto italiano, in cui gli Skelters riescono a coniugare influenze internazionali alla passione per i grandi cantautori. SESSONOSOLO è questo e molto altro: un brano introspettivo, riflessivo, ma non per questo di nicchia, col suo sound estremamente radiofonico ma non banale.
Interessati e presi da questa realtà, per noi nuova e interessante, siamo andati a bussare alla porta della band. Si è esposto per loro – e per noi – Giuseppe, il frontman, andando un po’ oltre il mero racconto di SESSONOSOLO e dandoci un quadro più ampio del progetto degli Skelters.
Innanzitutto, parlaci brevemente degli Skelters: chi siete, da dove venite e come avete iniziato?
Beh il nome assolutamente viene dal White Album dei Fab four, per precisione dal brano Helter skelter. La Band per eccellenza. Abbiamo iniziato con questa idea di band nel 2007 ma in inglese, con tour all’estero, album inglese, ecc. Con la lingua italiana gli Skelters “pop” di oggi direi che nascono grazie a Mogol. Era il 2011 quando ho iniziato a frequentare l’Accademia con il Mito della Musica Italiana. Mi ha aperto un mondo, quello della composizione di testi in italiano, che per me era sconosciuto.
Come nasce questo nuovo singolo?
Ci aspettiamo di comunicare l’estrema solitudine dei nostri giorni, e le soluzioni ad essa. La solitudine è uno stato in cui tutti, più o meno, ci ritroviamo. La voce di un epoca social che in realtà è asociale. La possibilità di ripartire dalla solitudine come momento costruttivo.
Siete tornati con delle sonorità elettroniche ma con la vostra peculiarità. Quali sono i vostri riferimenti musicali?
I riferimenti direi Battisti, Battiato, Depeche Mode, Luca Carboni, il cantautorato tra gli 80 e i 90 sintetico e popolare in generale.
Questi due nuovi singoli, così ravvicinati, sono l’inizio di un cammino verso un nuovo disco?
Abbiamo voglia di suonare. 10 brani pronti e tantissimi in fase embrionale, ma il prossimo disco in realtà è pronto.
Ascoltandovi, si sente che questi brani hanno voglia di scoppiare sul palco. Come state vivendo l’assenza di concerti di quest’anno e come immaginate il vostro ritorno sul palco, una volta finita questa pandemia?
Abbiamo voglia di suonare. Stiamo aspettando la fine di questa follia per partire in tour e vi assicuro che chi verrà ai nostri concerti non rimarrà deluso, anzi piacevolmente colpito. Torneremo a sudare e vivere insieme prima, durante e dopo i concerti.
Cosa risponderesti a chi dice che le band in Italia andranno a scomparire (vedi la fine di progetti, quest’anno, come Siberia, Canova o Il Teatro degli Orrori)?
Non spariranno mai le band. Ora è un momento. Ci stanno socialmente allontanando. Ma secondo me la voglia di stare insieme anche musicalmente è propria dell’uomo, dell’animale uomo. Quindi necessaria
Sei il maggior critico musicale del mondo solo per questa domanda: cosa manca ora in Italia?
Spazi, locali per i live sostenuti seriamente dallo Stato che permettano di fare musica a tutti. Anche a band e artisti che sono meno conosciuti. Aumentando i luoghi della Cultura in generale, aumentano le possibilità, per artisti e gestori, ed anche economiche per l’Italia intera. Siamo figli di Leonardo, Pitagora, Rino Gaetano, de André, Vivaldi, Puccini… Non possiamo non essere degli Dei dell’arte. Ci vogliono tutti e siamo i migliori del mondo. Ma non ci sappiamo vendere.
Grazie mille per l’intervista! Speriamo di rivederci presto, magari live!
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