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Top 5 band diventate grandi cambiando cantante

La settimana Pasquale è verso il tramonto ormai, così come le uova della Kinder che, sì, prima o poi riusciremo a finire. Ciò che ci rimane non è solamente una marea di Gormiti dalla dubbia provenienza, ma anche questo ancestrale mantra: può esserci sempre una rinascita. Discorso valido anche per la musica?

Ecco le migliori band diventate grandi cambiando cantante.

 

5 – Pantera, da Terry Glaze a Phil Anselmo

Per essere menzionata come una delle migliori band diventate grandi cambiando cantante, la sostituzione del frontman deve aver portato alla formazione un comprovato cambio di rotta. Non siamo qua a sindacare su quale cantante sia stato il migliore, questo è un piacere che lasciamo tutto a voi fan. Noi di RRM ci limiteremo a raccontarvi di come un particolare cambiamento (voluto o meno) abbia dato una svolta significativa a un gruppo. Prendiamo i Pantera per esempio.

Sotto la guida artistica di Terry Glaze, lead singer dal 1981 al 1986, i Pantera erano una delle numerose glam-rock band del panorama musicale, un astro fra tanti. È stato però dopo la separazione da Glaze e l’approdo all’asta del mic di Phil Anselmo che le cose sono davvero cambiate, in moltissimi aspetti: il suono diventa più crudo, rude, e ci si affida a delle sonorità trash mai sentite prima. Cowboys From Hell nel 1990 la consacrazione, il resto lo sappiamo tutti.

 

4 – Fleetwood Mac, da Bob Welch a Lindsey Buckingham e Stevie Nicks

Capirci qualcosa nell’evoluzione della line-up angloamericana del gruppo è davvero un’impresa per pochi. Peter Green, Christine McVie, Bob Weston e Danny Kirwan si sono in brevissimo tempo passati il testimone come musicisti e cantanti dei Fleetwood Mac, band che tra il 1969 e il 1975 si può dire non abbia avuto un’identità ben cristallizzata.

La svolta arriva alle idi della decade ’70 appunto, quando una giovane coppia di artisti venne introdotta alla formazione: Lindsey Buckingham e Stevie Nicks andranno prima a sostituire l’allora cantante Bob Welch e poi a rendere grande il gruppo grazie all’omonima pubblicazione. Da lì in poi un equilibrio musicale che si tradurrà in altri sette album di successo e milioni di copie vendute.

 

3 – Genesis, da Peter Gabriel a Phil Collins

Dal rock progressivo al pop rock il passo a volte è breve quanto la distanza dal fondo del palcoscenico all’asta del microfono. I Genesis con al timone Peter Gabriel furono uno dei capisaldi del progressive rock fino a metà degli anni ’70, periodo in cui il poliedrico frontman dominava lo stage con la sua magnetica presenza. La complessità dei primi lavori della band rispecchiava le volontà enigmatiche del cantante fino alla sua uscita dal gruppo avvenuta nel 1976, una fuga da quella notorietà che non gli apparteneva in toto.

A raccoglierne l’eredità fu l’allora batterista del gruppo Phil Collins, un cambio di ruolo che ridefinì storia, profilo e stile della formazione: l’approccio fu decisamente mirato ad un dolcissimo atterraggio nei suoi termini più essenziali e commerciali, abbracciando le sonorità di un pop che ha segnato la leadership di Collins e il successo della band per il ventennio seguente.

 

2 – AC/DC, da Bon Scott a Brian Johnson

Qua il dibattito si apre. E non v’è né giusto né sbagliato. C’è chi potrebbe dire che l’iconico frontman degli AC/DC Bon Scott sia insostituibile, senza se e senza ma, e che l’apice della band australiana coincida proprio con la vigilia del 1980, durante la reggenza Scott. Altri invece sostengono che se con Highway to Hell gli AC/DC hanno sì trovato il successo, è però stato solo con Back in Black che la formazione ha definitivamente conquistato quella fama internazionale che dura tutt’oggi, grazie anche (ma non solo) alle capacità canore del nuovo lead singer Brian Johnson.

Tutto quello che possiamo dire è che la morte prematura di Scott ha rischiato di mettere in ginocchio una delle rock band più importanti degli anni ’80, e che l’arrivo di Johnson non solo ha garantito un’efficace transizione, ma ha alzato ancor di più l’asticella dell’eccellenza. Poi, oh, a voi l’ardua sentenza.

 

1 – Pink Floyd, da Syd Barrett a Roger Waters eDavid Gilmour

Una delle migliori band diventate grandi cambiando cantante è, senza farlo apposta, anche una delle più influenti rock band di sempre. Come nell’esempio riportato degli AC/DC, il cambio di frontman non è stato tanto voluto quanto dovuto: le sonorità psichedeliche dei primi Pink Floyd rappresentavano al meglio anche il precario equilibrio dell’allora cantante Syd Barrett, un’anima eccelsa ma tormentata dall’abuso di droghe e problemi mentali. Il suo abbandono segna una svolta significativa nella storia della formazione, doverosa ma sofferta.

A seguirlo come lead singer ci pensarono il bassista Roger Waters prima e il chitarrista David Gilmour poi, due musicisti che diedero la loro personalissima influenza allo stile così volubile della band. The Dark Side of the Moon col primo, The Division Bell col secondo, solo per citarne un paio. Difficile sbagliare nella scelta, difficile fare di meglio.

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