Superstizione o esoterismo che sia, da sempre venerdì 17 viene associato a iella e colpi di sfortuna. Come se la sfiga si mettesse davanti al calendario, inerme e paziente, in attesa della congiunzione giusta tra giorno della settimana e numero del mese per farcela pagare.
Che ci si creda o meno, la sfortuna esiste e non risparmia nessuno. Nemmeno i più grandi cantanti.
Ecco i Top 5 venerdì 17 nella musica.
5 – Kings of Leon, il concerto di m***a
Iniziamo la lista dei Top 5 venerdì 17 nella musica con una domanda. Chissà se è vera l’immagine dei pomodori tirati sul palco, quella sorta di lapidazione vegana come protesta verso una pessima performance. Voglio dire, chi è che porta con sé dei pomodori a un’esibizione? Che poi, se invece finisce che ti piace, che fai, te li mangi tutti? Li smazzi tre pezzi per un token?
Ma mettiamo agli atti che a ogni concerto mal riuscito corrisponda un lancio di ortaggi, che cosa si tirerebbe allora alla band se il suo show facesse davvero (ma davvero) pena? I Kings of Leon, in senso lato, lo hanno scoperto sulla loro pelle.
Durante una loro data del tour del 2010 al Verizon Anphitheatre di St. Louis la band della famiglia Followill ha dovuto interrompere prematuramente il concerto a causa di uno stormo di piccioni che aveva scelto proprio il palcoscenico come target principale delle loro evacuazioni.
“Jared è stato colpito più volte durante le prime due canzoni e alla terza, quando è stato colpito in bocca, era chiaro che la situazione s’era fatta pesante”
Dopo i primi tentativi di continuare a suonare, infatti, il gruppo ha deciso di mettersi in fuga e concludere lo show, evitando ulteriori assalti. A pensarci bene, sì, meglio i pomodori.
4 – U2, “Qualcuno ha uno sciroppo?”
Restando su concerti sfortunati interrotti anzitempo, su questo campo gli U2 hanno qualcosa da insegnare.
Siamo nel 2018, durante il tour europeo della band irlandese. La tappa di Berlino si presenta come uno degli eventi musicali più indimenticabili dell’anno, palcoscenico perfetto per presentare il nuovo album Songs of Experience. O almeno così se lo era immaginato lo stesso Bono Vox, prima di incappare in uno spiacevole disagio: dopo appena una manciata di canzoni, il frontman comincia ad accusare dei problemi alla gola, finendo per perdere completamente la voce.
Constatato che senza la voce del cantante un concerto non lo si può portare a termine, la band si ritrovò costretta ad annullare l’esibizione nella capitale tedesca con la promessa che sarebbe poi stata recuperata a fine tour. Inutile dire che qui la sfiga è stata tutta del pubblico.
3 – Frank Zappa, Lo stage diving non voluto
Frank Zappa è uno che di sfiga se ne intende. Il talentuoso chitarrista statunitense infatti non è solo riconosciuto come uno dei musicisti più influenti del panorama Rock ‘n’ Roll, ma anche come abilissimo collezionista di eventi sfortunati. Questo, in particolare, poteva persino costargli la vita.
Facciamo un passo indietro. Nell’inverno del 1971 Frank e la sua band stanno esibendosi in un club di Londra, il Rainbow Theatre. Tutto regolare, fino ad una goliardica performance del successo dei Beatles I Want to Hold your Hand. A quanto pare, brano intoccabile per Trevor Charles, un delirante sostenitore dei FabFour presente al concerto che sale sul palcoscenico in cerca di giustizia.
In men che non si dica, Frank Zappa si ritrova scagliato giù dal palco dritto sull’orchestra che lo stava accompagnando in quella serata:
“La band pensò che fossi morto. La mia testa era sulla mia spalla, e il collo era piegato come se fosse rotto”
Queste le parole dello stesso Frank Zappa raccolte nella sua autobiografia pubblicata 18 anni dopo. Un infortunio che lo costrinse ad un ricovero su una sedia a rotelle per diverse settimane.
2 – Justin Timberlake e Janet Jackson, Super Boobs
A volte la sfiga arriva e basta, altre invece si fa di tutto per aiutarla. Sono passati 17 anni dall’Halftime Show del Super Bowl del 2004, e ancora ci si chiede se l’incidente occorso durante l’esibizione di Justin Timberlake e Janet Jackson sia frutto di un astutissimo disegno di marketing o semplice sfortuna.
Tutto quello che sappiamo è che durante la performance di Rock your Body in occasione dello show d’intervallo della 38esima edizione del Super Bowl, l’inedita coppia ha sorpreso il pubblico -circa 150milioni di spettatori, poca roba- con una coreografia davvero audace: uno stacco finale sul termine della canzone, con strappata di corsetto e via di fuochi d’artificio. Unico problema, a strapparsi non fu il corpetto che vestiva la sorella del grande Michael, bensì la parte di costume che le copriva il seno sinistro. Ops.
1 – Foo Fighters, Du gamb is megl che uan
Dave Grohl nel 2015 come Dorando Pietri nel 1908. Se al posto della maratona olimpica ci si mette il concerto a Goteborg dei suoi Foo Fighters e a quello dell’aiuto dei giudici un gesso da frattura e una sedia sui cui sedersi.
In Svezia l’aria è evidentemente salubre e carica di energia, soprattutto se ti chiami Dave Grohl e la tua band sta suonando per il tour europeo del nuovo album Sonic Highways, ed è facile perciò farsi prendere dall’euforia e fare un passo falso. Letteralmente: durante l’esecuzione di Monkey Wrench il frontman ha avuto un notevole calo di visione periferica e ha imboccato la sezione di palco dove il palco non c’era, esibendosi in una rovinosa caduta.
Tutto ok? Sì e no. Grohl rimase a terra diversi minuti prima di essere trasportato in ospedale con una frattura composta alla gamba con la promessa però che, una volta sistemata, sarebbe tornato dal pubblico per terminare lo show.
E grazie all’efficiente servizio sanitario svedese e a quell’aria salubre e carica di energia, così è stato. Sfiga 1, Foo Fighters 1.

Nasce nel 1993 con tutte e due le mani, soddisfacendo l’unico requisito per poter scrivere per RRM. Non il blogger di cui avete bisogno ma quello che meritate.