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Umberto Ti. racconta il suo EP Non credo basterà

Umberto Ti. è un artista padovano che quest’anno ha rilasciato un nuovo EP, Non credo basterà: un lavoro strutturato, complesso e ricercato.

Magari non accessibile a tutti, è un’opera curata e di gran gusto, letteralmente gonfio di musica e di suoni, forse complessi ad un primo ascolto, ma ragionati e dosati.

L’opera, composta da cinque brani, è un disco cantautoriale in cui la musica trova una sua voce importante e gli arrangiamenti vivono diverse influenze, che non staremo qui a raccontare… ci pensa direttamente Umberto Ti. a raccontare il suo Non credo basterà, nell’intervista che segue.

Quanto c’è di autobiografico nel tuo lavoro?

Penso che per essere credibile in ciò che canti e racconti, le canzoni devono avere al loro interno la tua vita o perlomeno pezzi di un tuo vissuto.
Molte canzoni mie parlano di relazioni sentimentali ma sono anche metafore per raccontare la vita sociale che mi circonda.

È un lavoro totalmente cantautoriale con suoni importanti. Quali sono i tuoi riferimenti?

Non credo basterà è stato influenzato molto da un disco che per me è sempre stato fonte di ispirazione, ovvero Creuza de ma di Fabrizio de André. Avevo in mente quelle sonorità etniche e volevo portarle in qualche modo in queste cinque canzoni. Ma non solo: ho voluto fortemente inserire il sax e diversi fiati (suonati da Moreno Falciani) ispirandomi ai grandi cantautori, come Lucio Dalla, il primo Vasco Rossi, ma anche i sax su alcuni album di David Bowie.
In realtà cantautori ci sono molti cantautori ai quali guardo: non solo de André o Dalla, ma anche de Gregori, Guccini, Ivan Graziani… andrei avanti per ore, soprattutto se dovessi anche guardare all’estero: penso a Neil Young, Nick Cave, Nick Drake, Elliot Smith

Come hai immaginato il set live di questo lavoro?

Solitamente suono accompagnato dal classico set batteria, basso, tastiera e chitarra elettrica, ma per quanto riguarda i prossimi live per portare in giro Non credo basterà punterò invece ad un set più acustico, magari inserendo anche il sax.

In che senso “questo paese è maledetto”?

È un verso che ho scritto ispirato da un paesino qui vicino a dove abito che per ovvie ragioni non posso svelare il nome. Questo paese ha la fama di avere storie velate di tristezza.
Da qui sono partito a scrivere questi versi per raccontare la storia di figli in balia di genitori e che magari, un giorno, chiuderanno quel rapporto.
Che poi il significato del ritornello si possa ritrovare in questo panorama Italiano che stiamo attraversando forse è vero.
Ma sono ottimista e penso e spero che i miei, come i figli di tutti, potranno crescere in un mondo migliore.

Qual è la tua fine del mondo?

La fine del Mondo è una canzone che si sviluppa attorno ad un quartiere in periferia avvolto da una situazione desolata, lenzuola appese sui tetti, finestre rotte, sabbia che il vento alza.
È il momento che precede un temporale, metafora poi di una relazione sentimentale.

 

Sei il maggior critico musicale del mondo solo per questa domanda: cosa manca ora in Italia?

Si potrebbe dire che c’è molta proposta musicale, e magari è proprio questo il problema! C’è troppo, e, come si sa, il troppo storpia.
Manca proprio un messaggio forte nelle canzoni. Ogni giorno escono nuovi autori, ma il messaggio che vogliono dare qual è? Forse sarebbe meglio far uscire meno musica e più canzoni con un messaggio forte, potente e soprattutto elegante.

Umberto Ti. è il nome d’arte di Umberto Tramonte, artista classe ’82 proveniente da Padova che, ad un anno di distanza dall’album Alaska, torna con l’EP Non credo basterà, uscito per la New Model Label sotto la direzione artistica di Giuliano Dottori.
Sperimentatore libero, Umberto gioca coi suoni e coi colori della musica, viaggiando dal Mediterraneo all’Africa, ottenendo commistioni fra le più diverse. Un racconto tenero e sincero della realtà che vive.

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