Ho sempre lo stesso problema: se devo consigliare Gigante a qualcuno non so mai come descriverlo. E visto che fare una recensione di un disco un po’ vuole anche dire consigliarlo (o sconsigliarlo), oggi mi trovo nella stessa difficoltà di sempre.
“È itpop… No ma fa anche psichedelia… È rock, molto figo, e suona l’ukulele”.
Non so mai dove mettere le mani, non so mai dare riferimenti. Anche se in realtà non è così… Poi esce il nuovo disco, Buonanotte, e Gigante stupisce tutti ancora una volta.
Per chi lo conosce, ma ancora non ha sentito l’ultimo lavoro, ve lo dico subito: con Himalaya c’è davvero poco in comune. In Buonanotte, Gigante è cresciuto, si muove verso ‘nuovi lidi’, sempre però con la singolarità che lo caratterizza.
Per tutti gli altri: è un disco davvero eccezionale.
C’è sempre l’ukulele, ci sono sempre gli arrangiamenti curati nel dettaglio, ma c’è una voglia diversa: perché se il disco d’esordio era una narrazione unica, in cui era difficile pensare di isolare ogni parte in un piccolo micro-racconto coerente, con Buonanotte la situazione muta radicalmente.
I singoli che avevano annunciato il disco ce lo avevano fatto capire molto bene.
In effetti, tolto Tempesta – che forse è l’unico brano dell’album ad avvicinarsi ai suoni del disco precedente – i singoli avevano fatto pensare a una svolta decisa verso un pop-rock d’autore, sempre ricercato alla maniera di Gigante, ma comunque molto più easy listening. Ma ascoltare una traccia come Rettile, uscita in anteprima a dicembre, e pensarla in quest’ottica di radiofonia/radiofilia catchy era comunque limitante per un pezzo che è molto di più di un brano da alta rotazione. Infatti, il singolo ha tutto: il testo, il giro di basso, l’ukulele e l’attitudine che chi ha visto Gigante dal vivo almeno una volta conosce molto bene.
Perché l’attitudine in Buonanotte di Gigante è tutto. Non riuscite ad ascoltarlo senza pensare all’ukulele, al mondo quasi onirico che ruota attorno ai personaggi e alle storie che racconta in questo disco. Ed è l’autore stesso a indirizzarci verso questa realtà a metà fra sonno e veglia, già dall’intro: con Lontra, entrata strumentale dell’album, Gigante traccia subito una linea, oltre la quale ci costringe ad accettare in toto la sua visione, il suo mondo, dandogli modo di abbracciarci e illuminarci, almeno per la durata del disco.
Nel mondo fatto di suoni liquidi e bassi profondi non possiamo non ritrovare, almeno come influsso – o come sensazione, nomi importanti della musica internazionale e nostrana.
La già citata Rettile, ma anche Vene, hanno qualcosa che riporta la nostra mente ai Tame Impala ai tempi di Currents, e quei suoni ipnotici, ostinati, che persistono nelle orecchie di chi ascolta anche dopo aver spento lo stereo da ore.
Ma ci sono pezzi che ci riportano in casa nostra
Il mare come sta? e La felicità a che ora arriva? ci portano con l’ascolto e con la mente a racconti di un pop italiano d’autore che non esiste più, a suoni a cui personaggi come i Baustelle ci avevano abituato, a realtà immaginifiche quanto calate nel reale, a luoghi in cui fuggire da un mondo che comincia ad andarci stretto, che non capiamo più.
A catturare la mia attenzione, dal primo ascolto, è stata però Cous cous: una traccia strumentale – vera caratteristica peculiare del musicista pugliese – che, come Fiume (e, in un altro modo, Zaino) in Himalaya, spezza il ritmo e dà respiro, stavolta a un disco decisamente più composito ed elaborato, per quanto l’ascolto di quest’ultimo rispetto al precedente sia più semplice. Cous cous è un pezzo in cui si percepisce la cura e l’impegno che hanno caratterizzato la lavorazione di questo disco. Un pezzo in cui si percepisce anche l’influsso di band come i Talking Heads, oltre che un giro di basso che fa muovere il culo da subito.
Il risultato, nel complesso, è stato sorprendente, anche alla luce dei singoli che in qualche modo avevano dato un’impressione fuorviante del lavoro dell’artista ora con Carosello Records, soprattutto considerando il suo background di rockstar, in un microcosmo composito e complesso come quello del nostro itpop.
Dopo averlo consumato dall’uscita a oggi – e non mi fermerò certo, dopo averne parlato con tanto entusiasmo – Buonanotte di Gigante è un disco che ha acceso in me una grande voglia di vedere quelle canzoni dal vivo, di sentirle scoppiare dalle casse sotto al palco, con la stessa energia che caratterizza i live di uno degli artisti più interessanti di questo momento.